Taglio del reddito di cittadinanza, i più bisognosi senza rete

Il taglio del reddito di cittadinanza non può essere certo definito un fulmine a ciel sereno, trattandosi di uno degli obiettivi programmatici della coalizione di centrodestra che da quasi un anno governa questo Paese. Proprio il fatto che si tratti di una misura annunciata, e prevista già dalla legge di Bilancio, rende ancora più criticabili le sue modalità, a partire dall’annuncio del taglio via Sms.

Si è tagliato senza curarsi delle pesanti ripercussioni sociali di questa scelta, scaricata di punto in bianco sui Comuni e sui loro servizi, già poveri di risorse umane e finanziarie. Tutto questo a opera di un Governo che ha scelto di portare da 65mila a 85mila euro il tetto per l’accesso dei lavoratori autonomi alla flat-tax, di concentrare il taglio delle aliquote fiscali sui redditi medio-alti, di non aumentare il prelievo sulle rendite finanziarie e gli extra-profitti, di rimandare a oltranza il confronto sull’introduzione del salario minimo e di limitare a uno sgravio temporaneo del cuneo contributivo i benefici per i lavoratori dipendenti, a fronte di un costo della vita che negli ultimi due anni è aumentato del 20%. Se l’obiettivo fosse quello di favorire l’accesso al lavoro dei cosiddetti “occupabili”, la transizione dal reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione e le modalità di presa in carico delle fasce più deboli avrebbero dovuto essere definite in anticipo, secondo percorsi condivisi per tempo con gli organi di rappresentanza dei Comuni. Esiste infatti il rischio che la tagliola cada anche su persone che dovrebbero essere prese in carico dai servizi sociali, perché non indirizzate verso i centri per l’impiego in quanto non occupabili. Tutto questo rende precario l’accesso al beneficio nel periodo transitorio e incerta la platea di beneficiari che saranno colpiti dal taglio tra agosto e dicembre. Platea che la Cgil Fvg stima in almeno 800mila famiglie a livello nazionale e 7mila in Friuli Venezia Giulia. Dal taglio sono esclusi infatti soltanto i titolari di pensione di cittadinanza, le altre famiglie con componenti over 60, quelle con minori o disabili e quelle che, pur non comprendendo anziani, minorenni o disabili, risultino prese in carico dai servizi sociali dei Comuni (entro il termine ultimo del 31 ottobre). In tutti gli altri casi la scure cala dopo l’erogazione della settima mensilità di reddito nel corso del 2023.

Villiam Pezzetta, segretario generale Cgil Fvg