Iris, un’asta sbagliata e pericolosa

L’assemblea dei soci di Iris Spa nei mesi scorsi aveva deciso di verificare la disponibilità da parte di altre aziende di aggregarsi con la propria società. Più recentemente, nonostante le manifestazioni d’interesse giunte da diverse aziende, la proprietà ha deciso di non perseguire più la strada dell’aggregazione, ma di procedere ad una vera e propria gara europea per la vendita del solo ramo energia-elettricità-gas, mentre per il ramo ambiente, i rifiuti, sarà indetta successivamente una gara regionale con l’indicazione del mantenimento dell’attuale livello e qualità di servizio.
Questa scelta, se confermata, determinerà lo smembramento dell’azienda, la separazione dell’energia dall’ambiente, e la vendita al miglior offerente, in ambito europeo, di un settore di primaria importanza per lo sviluppo territorio.
E’ una decisione, tra l’altro, che modifica sostanzialmente il loro stesso precedete orientamento sul futuro di Iris, e non possiamo non chiederci quali possano essere le reali motivazioni per un così improvviso cambio di strategia: prima la verifica della possibilità di valorizzare la propria azienda attraverso le aggregazioni, poi, in presenza di più proposte, la vendita.
Questa nuova decisione ci vede contrari per due principali motivi. Innanzitutto siamo preoccupati per il futuro dei lavoratori. La questione occupazionale, in base a quanto emerso, entrerebbe in gioco soltanto in caso di uguali offerte economiche, pertanto si può desumere che una migliore offerta economica possa risultare vincente pur in presenza di ridotti o non chiari intendimenti sui livelli occupazionali. Inoltre la decisione appare esclusivamente determinata dall’impellenza di fare cassa, pur rinunciando totalmente al mantenimento della proprietà o il controllo di una azienda che eroga servizi di prima necessità e di fondamentale importanza per il territorio.
Per questi motivi già da alcuni anni la Cgil del Friuli Venezia Giulia, con la Fnle prima, con la Filcem poi, ha indicato la necessità di realizzare un’unica azienda multiutility regionale. Mantenendo così forte, al massimo possibile, il radicamento con il territorio, impedendo l’ennesima fuga di centri di potere decisionale e di governo delle strategie. Aspetto questo da non sottovalutare, a maggior ragione oggi, in presenza di una accresciuta sensibilità e attenzione dei cittadini verso il proprio territorio e la possibilità di determinarne il futuro.
Successivamente, realizzata la massima massa critica possibile in regione, si potrà valutare se necessario se procedere ad ulteriori aggregazioni con altre aziende fuori della nostra regione, ma salvaguardando la possibilità di poter incidere sulle scelte strategiche dell’azienda.

GIOVANNI COMPARONE, segretario generale Filcem Cgil FVG