Cgil, Cisl e Uil: luci e ombre nella Finanziaria regionale 2009

Ci sono luci ed ombre nella manovra finanziaria 2009 che la Giunta regionale presenterà al Consiglio. A fronte di provvedimenti positivi nei campi dell’economia e del lavoro, c’è ancora un impegno insufficiente sul  welfare. Impegno che Cgil, Cisl e Uil chiedono di incrementare in sede di dibattito consiliare, anche alla luce delle ricadute della crisi.
Il sindacato sostiene da tempo che per fronteggiare la crisi  è necessario invertire la politica improntata al rigore contabile intrapresa durante l’estate: anche la Giunta ha finito per condividere questa posizione, decidendo di ricorrere al debito per sostenere lo sviluppo. Permane comunque la necessità di agire anche sul versante delle entrate, portando a compimento i negoziati aperti con il Governo centrale per il riconoscimento delle compartecipazioni erariali, in particolare sulle pensioni Inps.
È condivisibile l’azione a sostegno dell’economia, con gli stanziamenti a garanzia del credito delle imprese, da rendere al più presto esigibili. Nella situazione attuale lo è anche l’estensione dello sconto Irap alle piccole e medie imprese con dipendenti. Va però avviato nel 2009 un negoziato con la Commissione Europea con l’obiettivo di rivedere i criteri attualmente in vigore, collegando lo sconto anche alla stabilità dell’occupazione e alla contrattazione aziendale e territoriale. La nostra regione infatti si segnala ancora per un tasso di produttività inferiore alla media nazionale, su cui è doveroso intervenire.
Come richiesto anche dal sindacato, la Regione ha deciso di avviare la ridefinizione del ruolo di Friulia, riportandola alla sua antica missione di sostegno al sistema delle imprese della regione, particolarmente necessaria in una situazione di crisi. Si è inoltre deciso, in materia di infrastrutture, di privilegiare gli investimenti immediatamente cantierabili, riservando attenzione, fermo restando il rispetto delle procedure comunitarie, anche alle imprese locali.
Sul versante del lavoro appaiono adeguate le maggiori risorse previste per gli ammortizzatori sociali, per il contrasto alle crisi occupazionali, per gli strumenti di reinserimento lavorativo, per l’integrazione dei tagli nazionali nei settori dell’università e della ricerca. Ciò che al contrario non è condiviso da Cgil-Cisl-Uil è la decisione della Regione di eliminare le quote di ingresso di lavoratori extracomunitari nell’industria e nell’edilizia. Vista l’assenza nel nostro mercato del lavoro delle professionalità richieste, questa scelta rischia di penalizzare anche i più timidi segnali di ripresa del nostro sistema economico, in totale contraddizione con la volontà di sostenerlo. Inoltre, non essendo ancora stata risolta, colpevolmente, la questione della regolamentazione del lavoro frontaliero, eliminare le quote di ingresso significa obbligare di fatto questi lavoratori all’irregolarità.
Nel campo delle politiche abitative, si è preso atto della volontà dell’assessore Lenna di avviare una rivisitazione del settore finalizzata a garantire maggiore quantità e qualità di servizi. Tuttavia non si condivide l’intenzione della Regione di privilegiare gli acquisti da parte dei cittadini che usufruiscono di abitazioni Ater: questa scelta indebolirà la disponibilità di immobili in affitto, assolutamente prioritaria in una situazione di crisi come l’attuale.
L’insoddisfazione delle organizzazioni confederali si concentra soprattutto sul versante della sanità e dell’assistenza.
Per quanto riguarda la sanità, riteniamo che l’impostazione dell’assessore competente sia più attenta alla contabilità che all’efficacia dei servizi. Nessun ragionamento, nonostante le ripetute sollecitazioni, sulla necessità di assumere personale infermieristico, prima ammessa e poi negata. Nessun confronto per cercare di programmare, anche su un arco di lungo periodo, le assunzioni né per sostenere, in accordo con le Università, il corso di laurea di scienze infermieristiche, in modo da puntare, in prospettiva, a una migliore organizzazione del lavoro e a creare occupazione qualificata. Sono state inoltre insufficienti le risposte sulla sicurezza sul lavoro rispetto alle richieste formulate nella nostra piattaforma, in particolare in ordine al raddoppio degli organici per organizzare una capillare prevenzione. Rimangono inoltre indeterminati criteri  e quantità dei finanziamenti e carente il coordinamento istituzionale: è indispensabile dunque un maggior impegno a fronte del drammatico incremento degli incidenti. Su questo terreno Cgil, Cisl e Uil apriranno perciò una specifica vertenza. Quanto alle ipotesi di riorganizzazione della rete ospedaliera, ne sosteniamo da tempo la necessità. Dovrà essere peraltro costruita su un percorso di ampia consultazione e di articolato confronto con le organizzazioni sindacali. Non ci possono essere scelte imposte dall’alto.  
Per quel che concerne la Carta Famiglia , si ribadisce la richiesta già avanzata all’amministrazione precedente di allargare la platea dei beneficiari, estendendo lo strumento anche alle famiglie con un solo figlio, come noto largamente maggioritarie e di attivare gli altri filoni di intervento, oltre a quello sull’energia.
Del tutto insufficiente è l’incremento di 3 milioni di euro dello stanziamento sul Fondo per la non autosufficienza, che tra l’altro rischia di essere falcidiato dai tagli annunciati dal Governo (meno 9 milioni di euro).
Il regolamento del nuovo provvedimento in favore delle povertà non è stato minimamente discusso con le parti sociali e ha dato luogo all’esclusione dal beneficio dei cittadini stranieri, determinando una discriminazione inaccettabile. Assurda è poi la previsione che i comuni con una maggiore presenza di residenti stranieri ricevano, grazie a questo, maggiori risorse di cui quegli stessi cittadini non potranno beneficiare.
Del tutto inadeguati risultano i trasferimenti agli enti locali, che non compensano né l’inflazione, né i mancati introiti derivanti dall’abolizione dell’Ici, mettendo a serio rischio le prestazioni sociali sul territorio.
Infine l’annunciata sostituzione del reddito di cittadinanza con altro strumento non ha avuto fino ad ora alcun esito, vanificando l’importante funzione di reinserimento nel mondo del lavoro che esso aveva avuto nei confronti delle categorie più disagiate. E’ necessario perciò integrare le misure per il sostegno al reddito, l’inserimento nel mercato del lavoro, il supporto finanziario e formativo nelle situazioni di discontinuità lavorativa, sostenendo anche i settori più deboli espulsi o esclusi dal mercato, con particolare riferimento al precariato.
Cgil-Cisl-Uil ritengono che su queste materie di carattere sociale il Consiglio, ma anche la stessa Giunta, siano chiamati a rivedere delle scelte dannose per la comunità regionale, nello scenario di recessione che si va profilando.
Si ritiene che più ingenti risorse si possano e si debbano ricavare per potenziare il welfare. Queste risorse ci sono, senza alterare l’equilibrio del bilancio: è sufficiente rinviare a momenti migliori gli investimenti sulla sicurezza, risparmiando i 16 milioni di euro stanziati a questo fine; è inoltre opportuno non reintrodurre i bonus consiglieri, risparmiando altri 5 milioni.
Con oltre 20 milioni sarà possibile mettere in campo un’intensa campagna di sostegno sociale, che avrà ovvie e positive conseguenze sulla crescita dei consumi e sul rilancio dell’economia regionale. Nel giudizio che daremo sulla finanziaria saranno perciò determinanti le riposte ai problemi che abbiamo posto.


I segretari generali Cgil-Cisl-Uil Fvg

Franco Belci – Giovanni Fania – Luca Visentini