Assurdo invocare il rimpatrio degli immigrati rimasti senza lavoro

«Gli immigrati non sono merce usa e getta. Invocare il pugno di ferro nei confronti di chi perde o rischia di perdere il proprio posto di lavoro non è solo espressione di xenofobia, ma anche di una scarsa capacità di affrontare con pragmatismo e cognizione di causa la crisi economica che stiamo attraversando».
Il segretario della Cgil Franco Belci commenta così le parole con cui il capogruppo della Lega Nord ha invocato il rimpatrio degli stranieri rimasti senza lavoro. «Già nel recente passato – prosegue Belci – Narduzzi aveva proposto norme contro i ricongiungimenti familiari, contro le cure sanitarie ai clandestini e perfino contro l’accesso alle case popolari per gli stranieri con meno di 15 anni di residenza. Ora si spinge oltre, e chiede di rimandare a casa chi non è più in grado di mantenersi, sostenendo addirittura che questo è quanto impongono le direttive dell’Unione Europea. Ma un conto sono i clandestini, un conto è perdere il permesso di soggiorno in seguito alla perdita di un posto di lavoro regolare, come prevede la Bossi-Fini. Una legge che non a caso porta la firma del leader del partito di Narduzzi».
Da qui l’appello finale di Belci: «Piuttosto che guidare assurde crociate anti-immigrati, la Lega dovrebbe porsi un altro problema: quello di garantire anche agli stranieri vittime della crisi il mantenimento del permesso di soggiorno e tutte le forme di sostegno al reddito previste dalle leggi,  a parità di condizioni con gli altri cittadini. Questo non solo per ovvie ragioni di giustizia ed equità, ma anche perché gli immigrati sono una componente indispensabile per la nostra società e la nostra economia. Come cittadini, come lavoratori che pagano tasse e contributi, come consumatori, come inquilini e acquirenti di case. Pensare di cancellarli con un colpo di spugna è semplicemente assurdo, oltre che aberrante».