Salari poveri: «Giù le tasse, ma bisogna anche migliorare i contratti»
«L’occupazione cresce? I numeri Istat sembrano dire questo, anche nella nostra regione, e ci piacerebbe unirci al coro degli ottimisti. La realtà che abbiamo sotto gli occhi, purtroppo, ci spinge a essere cauti». Nelle parole di Villiam Pezzetta, segretario generale della Cgil Friuli Venezia Giulia, la preoccupazione del sindacato per i rischi che gravano su economia e mondo del lavoro . L’allarme arriva alla vigilia dell’assemblea nazionale in programma sabato 18 giugno a Roma, in piazza del Popolo, con lo slogan “Pace, giustizia sociale, lavoro e democrazia camminano insieme”, con la partecipazione prevista di circa centocinquanta tra quadri e delegati della Cgil Friuli Venezia Giulia. «L’iniziativa – spiega ancora Pezzetta – chiude una tornata di assemblee regionali e locali che ha interessato tutto il Paese e anche la nostra regione, per rilanciare i grandi temi della contrattazione, del contrasto alla precarietà e al lavoro povero, della difesa del potere di acquisto di salari e pensioni, a partire dai redditi bassi e medio bassi». Temi, questi, sui quali ha manifestato anche il Sindacato pensionati Cgil, in piazza oggi a Bologna.
Se è vero che i numeri dell’Istat sembrano attestare la prosecuzione di una fase di ripresa nel primo trimestre del 2022 e un recupero anche rispetto ai valori del 2019, la Cgil prende con estrema cautela i dati. Il 2021 è stato sicuramente un anno positivo, specie dopo la fine delle restrizioni su turismo e commercio, ci sono diversi segnali che confermano una progressiva tendenza alla precarizzazione del lavoro: ce lo dice la crescita del part-time, ce lo dice il fatto che quasi il 90% delle nuove assunzioni è fatta con contratti a termine o precari». Da qui, per Pezzetta, l’esigenza di rilanciare a tutti i livelli la questione salariale, «sia nei confronti delle aziende che del Governo, perché la perdita del potere di acquisto dei lavoratori va affrontata sì con misure sul piano fiscale, ma anche alzando l’asticella sul fronte contrattuale. La riduzione del cuneo fiscale, infatti, non può essere un alibi per le aziende e le forze imprenditoriali».
Altri segnali di allarme, in Friuli Venezia Giulia, le aziende a rischio di chiusura, tagli occupazionali o di stop produttivi, dalla Flex alla Dm-Elektron, dalla Principe di Trieste alla stessa Electrolux, costretta a una snervante politica di stop and go. «Dopo un 2021 in cui il manifatturiero e le costruzioni hanno trainato la ripresa, il rischio che la locomotiva si fermi esiste, colpendo – spiega ancora Pezzetta – un tessuto economico e occupazionale già impoverito dalla pandemia. Il timore è che vengano al petto anche i limiti di una politica di sostegno alle imprese che, già prima della pandemia, ha privilegiato gli interventi a pioggia a criteri maggiormente mirati su obiettivi di crescita qualitativa e quantitativa dell’occupazione, di innovazione, ricerca e sviluppo sostenibile».