L’occupazione tiene, ma non nel manifatturiero

L’Istat ha reso noti oggi i dati sull’andamento dell’occupazione nel 4° trimestre 2023, a livello nazionale e regionale. L’aggiornamento dell’istituto, che consente di scattare una fotografia completa dello scorso anno, con dettaglio anche provinciale, indica una sostanziale tenuta dell’occupazione: in virtù dei quasi 524mila occupati del 4° trimestre, infatti, il dato medio 2023 è di 519.917, 600 in meno rispetto alla media 2022. Guardando all’andamento per genere, risulta in lieve crescita l’occupazione femminile (+1.200), mentre cala di 1.800 unità l’occupazione maschile.
NEI SETTORI La diminuzione degli occupati maschi è l’effetto del forte calo che si registra nel manifatturiero, che ha chiuso il 2023 con un dato medio inferiore ai 114mila occupati, ben 6.300 in meno rispetto al 2022. Occupazione in calo, anche se lieve, anche nel comparto del commercio e dell’ospitalità (alberghi e ristoranti), mentre continuano a crescere l’edilizia, per la coda dell’effetto superbonus, cessato nel 2024, e soprattutto il terziario.
NEI TERRITORI Per quanto riguarda le province, l’occupazione risulta stabile a Udine e in crescita a Trieste, dove supera quota 100mila, con un balzo di quasi 1.500 unità. In flessione Pordenone e soprattutto Gorizia, con 1.100 occupati in meno, pari a una flessione percentuale del 2%.
MENO ATTIVI L’analisi dei dati non può prescindere dalla forte contrazione della forza lavoro, condizionata in negativo dalle dinamiche demografiche, che determinano una battuta d’arresto anche nel tasso di attività delle donne. Ben 5mila gli attivi in meno rispetto al 2024: da qui il calo del tasso di occupazione, che nella fascia 15-74 anni è del 4,6%, contro il 5,3% del 2022. Quanto al tasso per genere, continua a evidenziare una significativa forbice tra disoccupazione femminile (5,7%) e maschile (3,6%).
LA SCURE DEMOGRAFICA Specchio dell’invecchiamento della popolazione anche la composizione per età degli occupati, sempre più concentrati nella fascia degli over 50, che rappresenta ormai il 42% degli occupati, peraltro con una quota non trascurabile di over 65, ben 17mila, pari al 3,3% del totale. Da rilevare, tra le novità, l’aumento degli occupati nella prima fascia, quella compresa tra i 15 e i 24 anni (26mila occupati, +1.500 sul 2022), che non basta però a compensare il calo nelle fasce 25-34 e 35-49 anni, dove si perdono complessivamente 10mila occupati. Sempre più evidenti e pesanti, quindi, le difficoltà a compensare l’uscita dei lavoratori in età matura, con una fuoriuscita di braccia e di professionalità che rappresenta la principale incognita non solo sul futuro del nostro tessuto economico e produttivo, ma anche a livello sociale. Futuro sempre più legato all’apporto degli immigrati e dall’efficacia delle politiche di integrazione, checché ne dicano gli slogan elettorali e la propaganda del centrodestra.

Osservatorio Cgil Fvg: i dati Istat sul mercato del lavoro (aggiornamento 4° trimestre 2023)