La Slc: “La Rai non spenga gli impianti in onda media e migliori il segnale sul territorio”

La Slc Cgil del Friuli-Venezia Giulia ha inviato una lettera alle
istituzioni regionali sulla dismissione degli impianti in onda media
e sulla scarsa qualità dei segnali radiotelevisivi sul territorio
regionale, per sollecitare un intervento sulla Rai per il mancato
rispetto degli obblighi legislativi in capo alla stessa e delle
convenzioni stipulate per le trasmissioni in lingua Italiana, Slovena
e Friulana nella nostra regione. Questo il testo della lettera a
firma Riccardo Uccheddu, coordinamento regionale Slc Cgil Fvg:
Abbiamo avuto
notizia riguardo l’ormai prossimo spegnimento dell’onda media del
segnale di Radio Trieste A e dell’impianto di Campalto (VE), che
trasmette l’Ora della Venezia Giulia e che avverrà a cavallo della
scadenza delle Convenzioni annuali tra RAI-Radiotelevisione italiana
e la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per
l’informazione e l’editoria, determinanti le specifiche
programmazioni in italiano, sloveno e friulano.
Considerati gli
obblighi di legge che la Rai – Radiotelevisione italiana è tenuta ad
osservare per garantire massima copertura del segnale sul territorio
al fine di raggiungere l’intera popolazione con tutte le nuove
tecnologie disponibili come citato nell’ art. 15 del Contratto
Nazionale di Servizio 2018-2022, una nostra ulteriore ed attenta
analisi nell’ultimo periodo ha riscontrato che anche i segnali
radiofonici in modulazione di frequenza (FM) sul territorio regionale
(nello specifico nel Goriziano) sono sempre disturbati e subiscono
interruzioni ormai con regolarità.
Inoltre dalla
risintonizzazione dei canali del Digitale Terrestre (DTT) nella
scorsa primavera i programmi radiofonici RAI non sono più presenti a
differenza delle emittenti private nazionali. Considerato lo
spegnimento dell’ impianto di onde medie di Trieste Monte Radio,
che trasmette i segnali di Radio Trieste A (891 kHz) e Venezia
Campalto che trasmette il segnale di Radio 1 (936 kHz) verso il Nord
Est e l’Istria con l’Ora della della Venezia Giulia dedicata agli
Italiani all’estero si riscontra che la scelta è unilaterale da
parte di Rai – Radiotelevisione italiana, concessionaria del
servizio pubblico, che disattenderebbe così agli obblighi indicati
negli artt. 2 e 12 della legge n. 308 del 14 aprile 1956 non ancora
abrogata e nei quali la “si impegna di mantenere in piena
efficienza”. La realizzazione
degli impianti dell’onda media ha significato per poco meno di un
secolo un ponte invisibile tra le genti dell’Alto Adriatico con lo
scopo di unirle ed ampliare lo spazio culturale divenendo nei decenni
anche la voce dell’Italia all’estero.
Nel contempo ha garantito
una copertura completa del segnale radiofonico sul territorio
regionale. Inoltre il segnale
televisivo sul canale 810 (RAI 3 BIS) a seguito alla
risintonizzazione del Digitale Terrestre (DTT) della primavera scorsa
risulta fortemente ridotto in termini di qualità video e audio a
differenza dei principali canali nazionali RAI, mentre lo streaming
radio – fruibile sulle piattaforme web delle strutture di
programmazione italiana e slovena – risulta da tempo ormai
deficitario interrompendo il proprio flusso per alcuni istanti ad
ogni minuto.
Pertanto facciamo
appello affinché si mantengano in funzione gli impianti di onda
media, come previsto dagli obblighi di legge e si richieda presso la
Commissione parlamentare perl’indirizzo generale e la vigilanza dei
servizi radiotelevisivi un controllo dettagliato della mappatura di
qualità del segnale radiofonico in modulazione di frequenza (FM),
del segnale televisivo dei programmi su RAI 3 BIS (canale 810), che
ad oggi risulta ridotto dal basso bitrate dedicato non ottemperando
così agli obblighi indicati nell’articolo 5 delle rispettive Convenzioni per la
trasmissione di programmi radiofonici e televisivi in italiano,
sloveno e friulano nella Regione autonoma Friuli Venezia Giulia ed
infine dello streaming radio incentivandone il miglioramento. I parametri
qualitativi e distributivi dei segnali radiotelevisivi sul territorio
regionale – garantiti per legge – restano imprescindibili e la
chiusura degli impianti, atti a coprire con il proprio segnale anche
il territorio al di fuori dei confini del nostro Paese, riduce
ulteriormente il dialogo interculturale in questo specifico e
delicato momento politico nel panorama europeo.