Infortuni, nel 2021 ben 32 morti in regione. Nel primo trimestre +12% di denunce
Si aggrava l’emergenza infortuni in Friuli Venezia Giulia. Lo dicono i
numeri del 2021, chiuso con 32 morti, lo dice anche l’aumento dei casi
totali denunciati nei primi tre mesi del 2022, in crescita del 12%
rispetto al 2021. A segnalarlo, sulla base dei dati Inail, è la Cgil
regionale, preoccupata per l’escalation dei casi e soprattutto per la
lunga scia di morti che ha caratterizzato la ripartenza economica e
occupazionale nel 2021. «Una fase di ripresa – commenta il segretario
generale Villiam Pezzetta – che sembra aver accentuato una recrudescenza
dell’andamento infortunistico in atto già da diversi anni».
numeri del 2021, chiuso con 32 morti, lo dice anche l’aumento dei casi
totali denunciati nei primi tre mesi del 2022, in crescita del 12%
rispetto al 2021. A segnalarlo, sulla base dei dati Inail, è la Cgil
regionale, preoccupata per l’escalation dei casi e soprattutto per la
lunga scia di morti che ha caratterizzato la ripartenza economica e
occupazionale nel 2021. «Una fase di ripresa – commenta il segretario
generale Villiam Pezzetta – che sembra aver accentuato una recrudescenza
dell’andamento infortunistico in atto già da diversi anni».
MORTI
BIANCHE Le 32 morti sul lavoro del 2021 sono il dato più scioccante.
Ripercorrendo a ritroso le serie storiche dell’Inail, bisogna risalire
addirittura al 2001 per trovare un numero più alto, con 38 vittime. Se
sul bilancio incide in modo rilevante la pandemia, con 9 casi mortali
ricondotti a causa Covid, anche al netto di quei 9 decessi il 2021 si è
chiuso con un bilancio pesante: 23 vittime, 2 in più rispetto al 2020
(21 morti, più altri 4 per causa Covid, per un totale di 25) e al 2019
(sempre 21 morti). «Ma non è nostra intenzione – spiega Pezzetta – far
leva soltanto sulla drammaticità dei numeri, perché ogni morte sul
lavoro è evitabile e può, deve essere evitata. Ce lo ha ricordato il
Presidente della Repubblica, pochi giorni fa, salendo a Udine per
ricordare Lorenzo Parelli, morto al suo ultimo giorno di alternanza
scuola lavoro. Una tragedia che ci ha lasciato scioccati per l’età di
Lorenzo e perché si trattava di uno studente, ma dalla dinamica simile a
quella di tanti altri incidenti che continuano a funestare i luoghi di
lavoro. Il forte incremento di casi che ha segnato questo inizio di 2022
ci fa pensare, però, che all’emotività non segua alcun impegno concreto
e che il deficit di prevenzione e sicurezza continui a crescere».
BIANCHE Le 32 morti sul lavoro del 2021 sono il dato più scioccante.
Ripercorrendo a ritroso le serie storiche dell’Inail, bisogna risalire
addirittura al 2001 per trovare un numero più alto, con 38 vittime. Se
sul bilancio incide in modo rilevante la pandemia, con 9 casi mortali
ricondotti a causa Covid, anche al netto di quei 9 decessi il 2021 si è
chiuso con un bilancio pesante: 23 vittime, 2 in più rispetto al 2020
(21 morti, più altri 4 per causa Covid, per un totale di 25) e al 2019
(sempre 21 morti). «Ma non è nostra intenzione – spiega Pezzetta – far
leva soltanto sulla drammaticità dei numeri, perché ogni morte sul
lavoro è evitabile e può, deve essere evitata. Ce lo ha ricordato il
Presidente della Repubblica, pochi giorni fa, salendo a Udine per
ricordare Lorenzo Parelli, morto al suo ultimo giorno di alternanza
scuola lavoro. Una tragedia che ci ha lasciato scioccati per l’età di
Lorenzo e perché si trattava di uno studente, ma dalla dinamica simile a
quella di tanti altri incidenti che continuano a funestare i luoghi di
lavoro. Il forte incremento di casi che ha segnato questo inizio di 2022
ci fa pensare, però, che all’emotività non segua alcun impegno concreto
e che il deficit di prevenzione e sicurezza continui a crescere».
IMPENNATA
DEI CASI Sono 4.447, secondo i dati provvisori dell’Inail, i casi di
infortunio denunciati in Fvg nei primi tre mesi del 2022, quasi 500 in
più rispetto al 2021. In calo invece i casi mortali: l’Inail finora ne
ha registrato 1, contro i 2 del primo timestre 2021, ma è un dato da
considerare provvisorio, perché spesso gli infortuni vengono definiti
con settimane e mesi di ritardo. E’ così anche per molti infortuni legati
a contagi Covid contratti sul lavoro: in Fvg se ne sono contati finora
5.653: 3.426 nel 2020, 1.515 nel 2021 e 712 nel 2022. Tredici quelli con
decorso mortale, di cui 4 nel 2020 e 9 nel 2021. «Va comunque rilevato –
commenta Pezzetta – che i contagi sul lavoro, 245mila a livello
nazionale e 5.600 in regione, sono soltanto l’1,5% dei casi Covid
complessivi e che nel 2021, nonostante il forte impatto della seconda e
della terza ondata, il numero dei contagiati è sceso sensibilmente.
Segno che hanno funzionato sia i vaccini sia i protocolli Covid sui
luoghi di lavoro, la cui applicazione è stata opportunamente estesa fino
a giugno».
DEI CASI Sono 4.447, secondo i dati provvisori dell’Inail, i casi di
infortunio denunciati in Fvg nei primi tre mesi del 2022, quasi 500 in
più rispetto al 2021. In calo invece i casi mortali: l’Inail finora ne
ha registrato 1, contro i 2 del primo timestre 2021, ma è un dato da
considerare provvisorio, perché spesso gli infortuni vengono definiti
con settimane e mesi di ritardo. E’ così anche per molti infortuni legati
a contagi Covid contratti sul lavoro: in Fvg se ne sono contati finora
5.653: 3.426 nel 2020, 1.515 nel 2021 e 712 nel 2022. Tredici quelli con
decorso mortale, di cui 4 nel 2020 e 9 nel 2021. «Va comunque rilevato –
commenta Pezzetta – che i contagi sul lavoro, 245mila a livello
nazionale e 5.600 in regione, sono soltanto l’1,5% dei casi Covid
complessivi e che nel 2021, nonostante il forte impatto della seconda e
della terza ondata, il numero dei contagiati è sceso sensibilmente.
Segno che hanno funzionato sia i vaccini sia i protocolli Covid sui
luoghi di lavoro, la cui applicazione è stata opportunamente estesa fino
a giugno».
LE
PROPOSTE Per contastare la crescita degli infortuni, Cgil, Cisl e Uil
hanno lanciato da un anno una piattaforma rivednicativa con
un’articolata serie di richieste volte a rafforzare la sicurezza e la
prevenzione sui luoghi di lavoro. «Un programma pluriennale sulla
sicurezza – elenca Pezzetta – con finanziamenti mirati del Pnrr e di
altri fondi europei e nazionali, nuovi e più severi requisiti legati
alla sicurezza per l’accesso alle gare d’appalto, sostegni e incentivi
alle imprese, con l’introduzione di una patente a punti sulla sicurezza,
il potenziamento della formazione per i lavoratori e l’introduzione di
obblighi formativi anche a carico degli imprenditori, cosa
incredibilmente non prevista oggi anche in settori sensibili come
l’edilizia, un maggiore impulso al ruolo dei rappresentanti sindacali
per la sicurezza, Rls e Rlst, una maggiore vigilanza nelle imprese, il
divieto di pratiche come gli appalti al massimo ribasso, che favoriscono
l’elusione delle norme, comprese quelle sulla sicurezza». Richieste e
obiettivi che possono trovare ascolto e applicazione anche a livello
regionale, «in primis – conclude Pezzetta – per quanto riguarda la
vigilanza sui luoghi di lavoro, con un intervento mirato di
potenziamento del personale di servizio nelle unità ispettive delle
Aziende sanitarie, oggi fortemente sotto organico».
PROPOSTE Per contastare la crescita degli infortuni, Cgil, Cisl e Uil
hanno lanciato da un anno una piattaforma rivednicativa con
un’articolata serie di richieste volte a rafforzare la sicurezza e la
prevenzione sui luoghi di lavoro. «Un programma pluriennale sulla
sicurezza – elenca Pezzetta – con finanziamenti mirati del Pnrr e di
altri fondi europei e nazionali, nuovi e più severi requisiti legati
alla sicurezza per l’accesso alle gare d’appalto, sostegni e incentivi
alle imprese, con l’introduzione di una patente a punti sulla sicurezza,
il potenziamento della formazione per i lavoratori e l’introduzione di
obblighi formativi anche a carico degli imprenditori, cosa
incredibilmente non prevista oggi anche in settori sensibili come
l’edilizia, un maggiore impulso al ruolo dei rappresentanti sindacali
per la sicurezza, Rls e Rlst, una maggiore vigilanza nelle imprese, il
divieto di pratiche come gli appalti al massimo ribasso, che favoriscono
l’elusione delle norme, comprese quelle sulla sicurezza». Richieste e
obiettivi che possono trovare ascolto e applicazione anche a livello
regionale, «in primis – conclude Pezzetta – per quanto riguarda la
vigilanza sui luoghi di lavoro, con un intervento mirato di
potenziamento del personale di servizio nelle unità ispettive delle
Aziende sanitarie, oggi fortemente sotto organico».