Tetto agli stranieri e crocifisso in classe, scelta ipocrita e sbagliata

«Non si possono utilizzare i bambini, con la scusa di tutelare il loro diritto all’istruzione, per fare crociate che invece alimentano un clima di chiusura, discriminazione e intolleranza verso chi viene da altri Paesi e professa altre religioni». Adriano Zonta, segretario regionale della Flc, il sindacato scuola della Cgil, commenta così il nuovo regolamento sulle scuole dell’infanzia approvato dalla Giunta comunale di Trieste, che prevede il tetto del 30% per l’iscrizione di bambini stranieri alla scuola dell’infanzia, istituendo inoltre l’obbligo di affiggere il crocifisso in tutti gli spazi didattici e di indossare il grembiulino. Ribadendo la netta contrarietà della Cgil a tetti che rischiano «di escludere e ghettizzare i bambini su base etnica» già espressa nei confronti dell’analoga scelta già adottata a Monfalcone, Zonta critica duramente anche la scelta del crocifisso. «Frutto – sostiene – di un’ipocrisia che adduce motivi religiosi come pretesto per far passare, invece, impostazioni e logiche xenofobe». Perplessità anche sull’obbligo del grembiulino, «scelta – commenta il segretario della Cgil – che aggiunge un ulteriore peso sulle tasche delle famiglie».
Ma la bocciatura della Cgil riguarda la filosofia stessa che ispira il nuovo regolamento. «Una città multietnica e cosmopolita come Trieste – conclude Zonta – non merita scelte che appaiono in stridente contrasto con quel ritrovato ruolo sullo scenario internazionale cui punta giustamente il capoluogo regionale, anche come elemento di rilancio economico».