Sanità, numeri allarmanti. Inaccettabile il taglio di 320 addetti in un anno
«Come la Cgil aveva dichiarato più volte, sia sono i risparmi sul personale a garantire l’equilibrio dei conti della sanità pubblica in Friuli Venezia Giulia. Chiediamo alla Giunta di invertire questa tendenza, dimostrando nei fatti che i tagli sulle assunzioni erano un effetto indesiderato di norme nazionali, come più volte dichiarato dall’assessore, e non una scelta della Regione». Questa la reazione della della Funzione pubblica Cgil del Friuli Venezia Giulia ai numeri, comunicati dalla stessa Giunta al piccolo, che ufficializzano un calo di 320 unità, nel 2019, tra addetti del comparto (233) e medici (89). «Un calo di 320 persone in un anno – commenta la segretaria generale Fp Orietta Olivo – è una cosa gravissima, perché equivale a poco meno del 2% degli attuali organici, peraltro già in sofferenza per gli effetti di dieci anni in cui i nuovi ingressi, forse con la sola eccezione del 2018, sono stati costantemente inferiori ai pensionamenti. Garantire i livelli essenziali di assistenza, con questi numeri, è impresa sempre più ardua, in un quadro generale che vede l’incremento delle liste di attesa e degli accessi al pronto soccorso, cresciuti dell’1,4% in un anno, come ci fa sapere sempre la Regione».
Se l’assessore sostiene che i direttori generali delle nuove aziende sanitarie, ridisegnate dalla riforma del 2019, avranno facoltà di assumere, si tratta di parole che non bastano a rassicurare la Cgil: «Intanto – commenta ancora Olivo – i piani attuativi locali per il 2020 intanto hanno recepito le linee di gestione della regione, che essendo state approvate prima della finanziaria nazionale confermavano il taglio dell’1,4% della spesa sul personale: taglio che nel 2019 c’è stato e ha pesato per 9,5 milioni, da cui i 300 posti persi. Se nel futuro i direttori potranno assumere bene, ma partiamo da una situazione dove si sono aggravate le criticità, come confermano non solo le liste di attesa e l’intasamento dei pronto soccorso, ma anche l’incremento del ricorso agli straordinari e delle ferie non dovute. Il tutto mentre aumenta anche l’età media del personale, in un settore come la sanità, dove il fattore umano è quello che incide maggiormente sulla qualità e sulla quantità di assistenza».
A chiedere assunzioni subito è anche la Cgil confederale, con la responsabile sanità e welfare della segreteria regionale Rossana Giacaz: «I numeri diffusi dalla stessa Regione – dichiara – confermano che il sistema è in sofferenza e la Giunta ne deve prendere atto. La fase due della riforma, approvata a dicembre, affida all’assessore ampi margini di manovra nell’attuazione degli obiettivi previsti: gli chiediamo di farlo attraverso un confronto costante ed effettivo con le parti sociali e intervenendo sui nodi irrisolti: non solo la carenza di personale, ma anche le contromisure per far fronte al pensionamento di tanti medici di base, i ritardi nell’attuazione delle medicine di gruppo, il vuoto lasciato dalla rinuncia ai Cap, in generale il mancato potenziamento di tutti quei servizi sul territorio che possono da un lato ridurre la pressione sugli ospedali e gli accessi impropri in pronto soccorso, dall’altro rispondere meglio all’esigenza di una presa in carico integrata che comprenda tutto il percorso diagnosi, cura, convalescenza e riabilitazione». Giacaz, infine, conferma la contrarietà della Cgil sull’incremento delle risorse destinate al finanziamento dei servizi erogati dai privati in regime di convenzionamento: «Non demonizziamo il privato – afferma Giacaz – e la professionalità di chi, medici e infermieri, opera in quelle strutture. Però stiamo parlando di 45 milioni in più di spesa da un anno all’altro, con un incremento superiore al 50% rispetto ai volumi del 2019, mentre si taglia sul personale della sanità pubblica e senza garanzie certe sugli obiettivi dichiarati di riduzione delle liste di attesa e riduzione del turismo sanitario. Investendo 45 milioni in nuove assunzioni, invece, avremo sicuramente un immediato ritorno in termini di miglioramento dei livelli di assistenza, mantenendo saldamente in mano pubblica le leve del governo del sistema».