Immigrazione, dopo la tragedia di Gradisca indispensabile una riflessione sui Cpr

La morte del cittadino georgiano Vakhtang Enukidze in seguito ai fatti verificatisi la scorsa settimana al Centro per i rimpatri di Gradisca d’Isonzo ripropone per l’ennesima volta, purtroppo nel modo più tragico, la questione della sicurezza, delle condizioni residenziali e di lavoro, della tutela dei diritti umani all’interno dei Cpr. Il ricorso a mega strutture di questo tipo, a favore della cui proliferazione sul territorio si sono più volte espressi lo stesso presidente Fedriga e altri esponenti della Giunta e della maggioranza regionale, si dimostra una volta di più come la soluzione più difficile da gestire, meno sicura per i migranti e gli operatori, più impattante sul territorio e sulle comunità interessate.
La Cgil regionale, in attesa che la magistratura faccia piena luce sulle cause della morte di Enukidze e sulle eventuali responsabilità, quali che siano i soggetti eventualmente coinvolti, si unisce con convinzione all’appello di chi chiede, in primis al Governo nazionale e al Parlamento, l’adozione di tutte le iniziative utili a verificare le condizioni di vita all’interno dei Cpr, il rispetto dei diritti umani e della dignità di tutti gli ospiti, i fattori di rischio per i migranti, per gli operatori e per il territorio. Il tutto, auspichiamo, in una logica di radicale revisione dei decreti sicurezza e tornando a individuare nell’accoglienza diffusa la soluzione prioritaria nell’ambito dell’accoglienza ai migranti.
Susanna Pellegrini, segreteria Cgil Fvg