Sanità, manager senza etica

Chi non soffre la crisi sulla propria pelle dovrebbe provare, se non solidarietà verso quelli che ne sono colpiti, almeno senso della misura. Questo vale soprattutto per chi ricopre un ruolo di manager pubblico ed è retribuito quindi coi soldi della collettività. Ma questi pensieri non hanno nemmeno sfiorato alcuni manager della Sanità regionale che hanno fatto ricorso contro il proprio datore di lavoro, cioè la Regione, rivendicando paghe più alte rispetto ai 105 mila euro che guadagnano, per arrivare a circa 140 attraverso un complesso ragionamento vertenziale. Non entro neanche nel merito della rivendicazione e del fondamento giuridico della vertenza. Voglio solo ricordare che alcuni di questi manager sono già in pensione, e quindi cumulano due benefici a fronte di una pensione media in Regione di meno di mille euro al mese, che i lavoratori loro dipendenti non hanno aumenti contrattuali da 4 anni, che la Sanità che dovrebbero amministrare ha subito tagli per svariare decine di milioni. Infine, che chi svolge un ruolo dirigenziale pubblico dovrebbe essere dotato di un minimo di senso civico che quei manager non hanno dimostrato e che dovrebbe costituire un prerequisito, anche se impossibile da valutare a priori. Chiedo perciò alla Giunta regionale di valutarlo almeno a posteriori non rinnovando gli incarichi a chi concorre ad aumentare la spesa sanitaria anteponendo a quelli della collettività i propri interessi personali.
Franco Belci, segretario generale Cgil Fvg