Reddito di cittadinanza, innanzitutto chiarezza

Se non si hanno le idee chiare, meglio evitare gli annunci. E mi pare che sul cosiddetto “reddito di cittadinanza” questa chiarezza manchi. Non è immaginabile infatti che si possano affrontare con un unico strumento, e in una fase di risorse drammaticamente calanti, problemi tra loro molto diversi: contrasto alla povertà, integrazione ai redditi più bassi, misure di inserimento nel mercato del lavoro e di sostegno a quanti ne sono espulsi.
Occorre dunque affrontare organicamente ma in maniera selettiva la materia con una legge regionale che da tempo chiediamo. Ci è stato risposto che è difficile farlo con le risorse attualmente a disposizione: ne abbiamo preso atto. Ora l’assessore al lavoro riapre la discussione parlando di reddito minimo. Francamente non capisco a cosa si riferisca: mi pare ci sia una gran confusione tra reddito minimo, salario minimo garantito e reddito di cittadinanza. Se si pensa a una misura di carattere universalistico lo si dica chiaramente. Non saremo noi a opporci. Ma l’impostazione non può essere solo ideologica: non si può cioè individuare una misura di carattere generale per poi verificare che è applicabile a un numero ridottissimo di persone: sarebbe una contraddizione in termini.
Se con il milione di cui parla l’assessore si intendesse finanziare un reddito, anche limitato ai giovani, di 500 euro mensili per un anno (per un totale di 6000 euro) si aiuterebbero 167 persone. Certo, meglio di niente: ma non mi si venga a dire che si tratta di una misura universalistica, visto che, secondo una recente ricerca, i giovani disoccupati in Regione sono circa 10.000 e per dare una risposta a tutti servirebbero 60 milioni all’anno. Chiediamo perciò alla presidente che si apra una discussione seria per arrivare a un ddl che affronti, con chiarezza di idee e di impostazione, questo problema. La Cgil ha già fatto la sua proposta: un reddito di inserimento al lavoro per i giovani e di reinserimento per i lavoratori che hanno esaurito gli ammortizzatori. Ora la palla passa alla Giunta.
Franco Belci, segretario generale Cgil FVG