Porti, Regione ed enti locali si diano una mossa




Il dibattito che si è aperto sul “superporto” rischia di essere accademico ed astratto, fondato su ideologie più che sulla realtà. Le accuse di cieco ottimismo e di disfattismo si rincorrono prescindendo dagli elementi concreti in campo.
Va allora ricordato che, allo stato dell’arte, sono stati definiti gli assetti proprietari della società che fa capo a Unicredit e sono stati disegnati scenari giuridici, peraltro in un singolare capovolgimento di ruoli, nel quale un gruppo privato detta le regole a Stato e Regione, ponendo come vincolo la nomina di un commissario straordinario di cui, con ogni evidenza, Unicredit rivendicherà la golden share. Si è cioè cominciato a costruire dal tetto e non dalle fondamenta, e ciò rende difficile ogni confronto, necessariamente da rimandare alla presentazione ufficiale di un piano che, tenendo conto degli obiettivi generali del gruppo, dovrà misurarsi con logiche macroeconomiche, con previsioni realistiche dei traffici, con gli interessi della Regione e dei porti regionali, con la normativa vigente.
Le posizioni espresse in questo contesto rischiano di essere dunque aprioristiche. Singolare, in questa prospettiva, l’iniziativa assunta dalla presidente della Provincia, che si è preoccupata di scrivere una lettera di affidamento a Unicredit, nel tentativo, poco istituzionale, di non farsi annoverare nell’elenco dei disfattisti.
Come sempre, la Cgil starà al merito delle proposte. Proprio per questo, in attesa che esse siano espresse nella loro completezza, assumerà l’iniziativa di mettere a confronto, in un’iniziativa pubblica, i soggetti in causa.
Vorrei però dire fin da ora che esiste il rischio concreto di precludersi, in un’attesa passiva, strade che già oggi è possibile percorrere e che non sono per nulla in contraddizione con il progetto Unicredit, il quale avrà tempi lunghissimi, se le ambizioni sono quelle enunciate. È necessario perciò accelerare e consolidare in tempi brevi un sistema regionale della portualità secondo una logica distrettuale, nella quale specializzazione e competizione devono convivere al servizio dei traffici sul territorio regionale, mettendo in comune una rete di infrastrutture di servizi e di marketing che potrà consentire un vantaggio competitivo a ciascuno dei porti. L’attesa passiva che i problemi siano (forse) risolti da altri, darebbe una dimostrazione della scarsa capacità di iniziativa della Giunta regionale e degli enti locali coinvolti.
Franco Belci, segretario generale Cgil FVG