Lavoro e occupazione femminile, doppio allarme per il Fvg

I dati diffusi dall’Istat descrivono una possibile inversione di tendenza sul lavoro nel 1° trimestre 2015, con gli occupati che aumentano dello 0,7 % e i disoccupati in calo dell’1,2%. Numeri che non giustificano profusioni di ottimismo via twitter, ma che andranno analizzati più a fondo anche dal punto di vista qualitativo, per capire quanto c’è di stabile e quanto di stagionale in questi 159mila posti in più, quanti sono i contratti a tempo indeterminato e quante le trasformazioni di contratti già in essere, fatte per ottenere l’esonero contributivo di 8.060 euro all’anno nel triennio 2015-2017. Il tutto senza dimenticare che questi contratti a tempo indeterminato, modificati dal jobs act, permettono al datore di lavoro di licenziare senza grossi problemi, anche per cinque minuti di ritardo.
Il saldo positivo, in ogni caso, resta una buona notizia. Altrettanto non si può dire del Fvg: se la flessione nel ricorso agli ammortizzatori era stato interpretato come un segnale di ripresa, i dati Istat mostrano purtroppo che il lavoro non riparte. E il campanello d’allarme è doppio: non solo perché da noi non c’è inversione di tendenza e gli occupati calano rispetto al 1° trimestre 2014, ma anche per l’impennata della disoccupazione fra le donne. Segno che la crisi complica ulteriormente il loro accesso a un mondo del lavoro in cui la potenziale maternità resta ancora un handicap, nonostante un tasso di scolarità superiore e risultati negli studi mediamente più alti di quelli conseguiti dai maschi.
E’ compito della politica, e in particolare dell’assessorato al Lavoro, non solo capire perché il Fvg sta seguendo una strada diversa rispetto al resto del Paese, dopo che la regione ha legiferato per dare un nuovo impulso all’impresa, ma anche individuare percorsi specifici per cambiare la rotta sull’occupazione femminile, creando parallelamente nuove opportunità di lavoro e di sviluppo nell’ambito del welfare e dei servizi alle famiglie. Evitare l’esclusione dal mondo del lavoro di una parte consistente della popolazione deve essere una priorità, così come è indispensabile – e i dati lo confermano in pieno – varare un reddito di cittadinanza che abbia come obiettivo e campo d’intervento prioritario il sostegno all’occupazione e alla rioccupazione.
Orietta Olivo, segreteria regionale Cgil