I sindacati a Kosic: troppe lacune nel Libro Verde

La prima risposta che l’assessore Kosic fornisce alla “piattaforma” che Cgil, Cisl, Uil hanno predisposto per giungere in maniera propositiva alla discussione sul cosiddetto “libro verde” non è promettente. Kosic (vai alla Rassegna stampa del 31 maggio: Piccolo, Messaggero Veneto) è costretto ad ammettere – forse inconsapevolmente – l’inconsistenza del documento («abbiamo voluto semplicemente aprire un dibattito»). Spiega che per costruire un piano degno di questo nome sono necessari approfondimenti e verifiche di fattibilità e che i tecnici sono da tempo al lavoro (da quanto tempo? Kosic è assessore da un anno e non da una settimana). In ogni caso attendiamo una discussione di merito, sempre che l’assessore abbia la volontà di farla e non voglia nascondersi dietro la continua dilazione dei problemi o l’incapacità di affrontarli. E’ il caso della sicurezza sul lavoro. Kosic è costretto ad ammettere che nel suo libro non ve n’è traccia. Cerca di difendersi sostituendo agli argomenti le accuse, che troviamo gravi e inaccettabili. Cgil Cisl Uil avrebbero un’impostazione “ottocentesca”, che si esaurisce criminalizzando  i “padroni”. Oppure arrampicandosi sugli specchi: la Regione avrebbe dimostrato grande sensibilità istituendo un Comitato regionale di coordinamento.
L’assessore dovrebbe sapere – visto, se non altro, che era presente ai tavoli regionali convocati dalla passata Giunta – che quel Comitato è stato istituito dal Testo Unico varato dal Governo Prodi e che la Regione aveva l’obbligo di crearlo. Che è stato convocato una sola volta, per il suo insediamento, dopo un anno e mezzo di richieste del sindacato. Proprio per questo Cgil, Cisl e Uil hanno proposto da mesi l’istituzione di un vero e proprio “tavolo di crisi” sull’emergenza dopo l’ennesimo incidente. Nessuna risposta. Hanno presentato le loro proposte, a cominciare dal rafforzamento degli organici delle Ass. Nessuna risposta.
Kosic si è preoccupato invece di dare priorità ad un’indagine sul peso dell’ alcolismo negli incidenti sul lavoro. Problema che certamente esiste, ma che costituisce una concausa limitatissima e rischia di rendere i lavoratori doppiamente vittime. Ben diversa attenzione ha poi dedicato la Giunta ad una sicurezza certamente meno urgente, attribuendo un ruolo nella gestione alle cosiddette ronde: con le risorse impiegate per le queste ultime si sarebbero potuti assumere almeno una quindicina di operatori per la sicurezza.
Probabilmente se l’assessore vi avesse dedicato soltanto una parte dell’attenzione rivolta alla questione del 118 di Trieste – sicuramente meno urgente – avrebbe appreso che Cgil-Cisl-Uil hanno promosso accordi coi “padroni”sulla gestione condivisa della sicurezza in alcune realtà lavorative, e a Trieste hanno sottoscritto con Autorità portuale e Ass 1 e “padroni”– nell’ambito di uno specifico tavolo presieduto dal Commissario del Governo – un accordo che prevede un sistema complesso e articolato di prevenzione, con l’elezione di rappresentanti di sito dei lavoratori dotati di precise competenze ispettive. E che nei luoghi nei quali questi accordi sono stati sottoscritti, gli incidenti sono drasticamente calati.
Non ci resta dunque che prendere atto di questa mancanza di volontà politica e ribadire al Presidente della Regione l’invito ad assumere in prima persona un ruolo di coordinamento e di garanzia. Nel frattempo chiederemo a Confindustria regionale un confronto per applicare – opportunamente adattato –  l’accordo raggiunto al porto di Trieste in tutte le realtà lavorative. Dalle risposte che avremo dipenderà la qualità stessa delle relazioni sindacali.
Franco Belci, Giovanni Fania, Luca Visentini, segretari generali Cgil-Cisl-Uil Fvg