Grandi opere: come coinvolgere di più il territorio nelle scelte

Una commissione permanente per la valutazione dell’impatto ambientale, economico e sociale delle grandi opere di infrastrutturazione e una procedura formalizzata di consultazione delle comunità locali. A lanciare la proposta è il segretario generale della Cgil Friuli Venezia Giulia Franco Belci: «Nella convinzione – dichiara – che il difficilissimo compito di mediazione degli interessi in campo e di soluzione dei contrasti inevitabilmente legati alle grandi opere richieda l’individuazione di un organismo terzo: indipendente dalla politica, dagli interessi economici dei soggetti più direttamente coinvolti, come realizzatori, proponenti o futuri utilizzatori, dai comitati che si fanno portavoce delle comunità locali, dalle organizzazioni di rappresentanza».
Compiti e funzioni dell’organismo, nonché  modalità delle consultazioni, potrebbero essere, secondo Belci, l’oggetto di una specifica legge regionale. «Naturalmente – spiega il segretario – non si tratta di intervenire per modificare procedure già assoggettate a norme nazionali e comunitarie come quelle di valutazione d’impatto ambientale. Si chiede alla politica, cui competono le scelte, di individuare soluzioni capaci di garantire a tutte le parti in causa, a partire dalle comunità locali, un’effettiva partecipazione a quelle scelte. Partecipazione che rischia di essere negata “ab origine” dall’assenza di informazioni chiare, oggettive e imparziali sui progetti in discussione: siano grandi opere di infrastrutturazione stradale o ferroviaria, centrali energetiche, rigassificatori, elettrodotti».
In questa prospettiva vi sono, per Belci, due priorità da affrontare: «Evitare, da un lato, che il materiale di tipo tecnico-scientifico su cui si svolge il confronto d’interessi, ivi comprese le procedure di Via, sia prodotto esclusivamente su iniziativa di chi propone l’opera. Favorire, dall’altro, un processo di informazione ampio e completo delle comunità locali, che definisca il reale e comprovato impatto ambientale di ciascun intervento sul territorio, proponga un’attenta comparazione delle possibili alternative, definisca valutazioni oggettive delle ricadute economiche ed occupazionali delle proposte in campo. In questo modo l’interesse pubblico troverebbe una più alta e definita rappresentazione, che non si limiti ad un’ostilità pregiudiziale nei confronti di interventi che inevitabilmente gravano sul territorio».
Da qui la necessità di affidare a un organismo terzo il compito di stilare schede e valutazioni utili al confronto e alla costruzione delle scelte, sia a livello locale che su scala più ampia: «La presenza di due università e di una rete estremamente qualificata di centri di alta formazione e di ricerca – conclude Belci – mette a disposizione della nostra regione un patrimonio di competenze che può e deve essere messo al servizio del territorio, perseguendo nei fatti quell’integrazione tra mondo scientifico, politica ed economia che è sicuramente uno dei fattori su cui puntare per uscire dalla crisi e ripensare il futuro di questa regione».