Fincantieri, la Cgil non si è mai negata al confronto. Sull’assenteismo evitare semplificazioni

«Se il punto di partenza è il rispetto del contratto nazionale e non si pensa alle deroghe, come dichiara l’amministratore delegato del gruppo, la Cgil ne prende atto positivamente ed è pronta a continuare il confronto con Fincantieri su produttività e organizzazione del lavoro». Il segretario generale della Cgil Friuli Venezia Giulia Franco Belci commenta così le dichiarazioni rilasciate a Genova da Giuseppe Bono. «Occorre però intendersi – aggiunge Belci – sul significato di produttività. Essa, come ha recentemente ricordato il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei, non dipende soltanto dall’organizzazione del lavoro, ma soprattutto dagli investimenti sull’innovazione di prodotto e di processo, dalla ricerca, dall’efficienza del sistema pubblico e delle infrastrutture. È difficile quindi credere che una maggiore competitività possa acquisirsi solo riducendo le pause agli operai: non si può invertire l’ordine dei fattori».
Quanto al problema dell’assenteismo, nuovamente sollevato da Bono, Belci chiede di «evitare semplificazioni e generalizzazioni». «Quando il problema esiste, ma su questo abbiamo opinioni diverse, gli strumenti e le norme per colpirlo già esistono e possono essere utilizzate – dichiara il segretario –. Il sindacato, da parte sua, non ha mai difeso né intende difendere chi non lavora. I lavoratori del resto, specie in un momento di crisi come questo, hanno il diritto e il dovere di dare interamente il loro contributo all’azienda, in un quadro di relazioni improntate al rispetto e alla valorizzazione professionale».
Riguardo all’annunciata uscita di Fincantieri dalla Confindustria di Gorizia e di Genova, infine, secondo Belci sembra nascere da un «dissenso su scala locale» più che con i vertici nazionali della confederazione. «Detto questo – conclude il segretario – resta difficile credere che un gruppo delle dimensioni di Fincantieri possa sentirsi senta scarsamente considerato e tutelato da una piccola associazione provinciale come quella di Gorizia».