Destra Tagliamento, ecco come rafforzare il welfare
Standard omogenei nelle prestazioni socio-assistenziali sul territorio, anche attraverso il rafforzamento delle dotazioni di personale dei Servizi sociali, universalità nell’accesso al welfare, basando sempre sull’Isee i criteri di compartecipazione ai costi, più prevenzione e politiche più mirate nel sostegno al reddito e nel contrasto alla povertà, con particolare attenzione ai minori, ai disoccupati e alle aree marginali. Queste le principali richieste che la Cgil ha presentato oggi ai presidenti delle 5 Uti della Destra Tagliamento, ai sindaci e all’assessore regionale alla Salute Maria Sandra Telesca, nel corso di un incontro pubblico che si è tenuto oggi a Pordenone, presenti anche i vertici dell’Azienda sanitaria 5, i direttori dei distretti e i rappresentanti del terzo settore e del volontariato.
PI?? CONCERTAZIONE. L’obiettivo, come hanno spiegato le segreterie provinciali della Cgil e dello Spi, rispettivamente con Carla Franza e Nazario Mazzotti, è quello di arrivare a una vera e propria piattaforma unitaria sul welfare, da discutere e approvare assieme alle altre organizzazioni confederali e dei pensionati, come punto di partenza per un vero confronto sindacale. «Vorremmo poter contare – hanno spiegato Franza e Mazzotti – su normali relazioni sindacali, nel pieno rispetto delle prerogative delle istituzioni e di chi le rappresenta, ma anche del nostro ruolo di rappresentanti di tanti cittadini, lavoratori e pensionati, che liberamente ci hanno chiesto di rappresentare i loro diritti e di tutelare la loro condizione, e questo è possibile attraverso la definizione di protocolli sulle relazioni sindacali».
ASSISTERE A DOMICILIO. Tra i focus del dibattito l’assistenza ad anziani e autosufficienti, che la Cgil chiede di «garantire quanto più a lungo possibile a domicilio», e le politiche di contrasto alla povertà, in un contesto ancora segnato dalla crisi, dalla disoccupazione e aggravato, sul versante del welfare, dal tormentato varo delle Uti, dalla mancanza di un piano sociale regionale, dall’abbandono dei piani di zona e dalla scarsa integrazione delle politiche sanitarie con quelle socio-assistenziali.
LAVORO E SOSTEGNO AL REDDITO. Questa realtà per la Cgil richiede innanzitutto uno sforzo straordinario per l’occupazione: «Alla Regione – questo l’appello lanciato da Carla Franza – chiediamo con urgenza un piano per il lavoro, che guardi sia al settore privato che a quello pubblico, con investimenti pubblici strategici sulla messa in sicurezza del territorio e del patrimonio residenziale pubblico, a partire dall’edilizia scolastica, e una ridefinizione degli incentivi alle imprese, che devono essere maggiormente collegati agli investimenti su innovazione, ricerca e aggregazione». Ma sono necessarie anche politiche di sostegno al reddito più efficaci e più mirate, aggiuntive rispetto alle misure nazionali e regionali, con particolare riferimento ai disoccupati, ai giovani, ai minori e alle misure per la casa, per contrastare in modo più incisivo una povertà e un disagio che spesso resta «silente.
PI?? PERSONALE. Tutto questo passa inevitabilmente per un rafforzamento delle dotazioni organiche dei servizi sociali, basati su criteri numerici resi anacronistici dalla crisi, ma richiede anche una diversa organizzazione del sistema socio-sanitario. Ecco perché la Cgil chiede di superare le logiche di campanile che rallentano l’affidamento integrale alle Uti dei servizi sociali e di recuperare quella cabina di regia che era stata istituita tra Aas 5 e ambiti per perseguire concretamente l’omogeneità e l’uniformità delle risposte sul territorio.
PIATTAFORMA UNITARIA. «Su questi obiettivi – hanno concluso Franza e Mazzotti – lo Spi e la Cgil ci sono e ci saranno, disponibili ad apportare il proprio contributo costruttivo. Per accelerarne l’attuazione, ci attiveremo immediatamente per definire un pacchetto di richieste unitarie condivise con le altre organizzazioni sindacali da presentare ai presidenti delle Uti e ai sindaci, aprendo una nuova fase di confronto a 360 gradi sul welfare territoriale».