Commercio, il limite di 29 domeniche valido per tutti

Il disegno di modifica della legge regionale sul commercio, così come definito dall’assessore Ciriani, andava sicuramente incontro alle richieste della Cgil e dei lavoratori del commercio. Sul provvedimento sta però emergendo un atteggiamento contraddittorio delle forze di maggioranza, sulla spinta di alcune aziende e in particolare dei sindaci di Trieste e Gorizia, che premono per “annacquare” le modifiche predisposte dalla Giunta e a lungo annunciate dal centrodestra in sede di campagna elettorale.
Le 29 domeniche complessive di aperture previste dalla bozza Ciriani – che peraltro sono nove in più rispetto al limite promesso da Tondo – sono più che sufficienti per tutelare le esigenze delle aziende. Del tutto strumentali le argomentazioni di chi invoca un innalzamento di quel tetto, per arginare la concorrenza della Slovenia o del vicino Veneto. A questo proposito è opportuno ricordare infatti che in Veneto le aperture domenicali sono le 15 previste dalla legge Bersani, senza che questo pregiudichi la competitività delle aziende: non a caso i sindacati veneti hanno espresso la loro ferma contrarietà all’estensione degli orari, come ribadiranno nel corso di un’iniziativa che la Cgil di categoria organizzerà nella nostra regione il prossimo 24 settembre.
I fattori su cui si gioca la competitività sono il prezzo e la qualità dei prodotti, non la possibilità di mantenere aperti i negozi 365 giorni all’anno: le aperture festive non incidono sul fatturato, ma hanno l’unico effetto di spalmare su sette giorni la spesa delle famiglie. Il tetto di 29 domeniche, pertanto, non deve essere innalzato e deve essere valido per tutti, senza deroghe per i negozi sotto i 400 metri quadrati di superficie, con norme uguali per tutti i capoluoghi di provincia, che non dovranno avere facoltà di estendere arbitrariamente l’area dei rispettivi centri storici.
Queste le posizioni che ribadiremo martedì prossimo al tavolo con l’assessore, dal quale pretendiamo garanzie e impegni certi sull’impianto del provvedimento che verrà portato in Consiglio. Qualsiasi ulteriore modifica al testo già predisposto, infatti, sarebbe un inaccettabile dietrofront da parte della Giunta e della maggioranza.