Appalti, urgente una legge quadro regionale

Ridurre le stazioni appaltanti. Escludere le gare al massimo ribasso, indicando l’offerta economicamente più vantaggiosa come criterio d’assegnazione delle opere pubbliche. Prevedere l’inserimento nei capitolati di clausole sociali a garanzia dei posti di lavoro e dei trattamenti contrattuali. Istituire un osservatorio regionale, sollecitato a più riprese dal sindacato come argine alla diffusione dell’illegalità e dello sfruttamento dei lavoratori nella fitta rete dei subappalti. Queste, per la Cgil Friuli Venezia Giulia, le linee guida per una nuova legge quadro sugli appalti, in virtù della competenza primaria sui lavori pubblici prevista dallo Statuto, che garantisce alla nostra Regione un maggior campo d’azione.
«Si tratta di un provvedimento indispensabile e urgente – hanno dichiarato oggi in conferenza stampa a Trieste il segretario generale Franco Belci e Orietta Olivo, responsabile appalti della Cgil regionale – per fare chiarezza in un quadro normativo regionale troppo complesso e dispersivo, viste le troppe leggi che regolano il settore, per contrastare i fenomeni di illegalità e per innalzare i livelli di tutela dei lavoratori. Alla Giunta, pertanto, chiediamo di dare seguito alle aperture già manifestate dalla presidente Serracchiani».
«L’appalto – si legge nel documento con cui la Cgil Fvg presenta le linee guida per una nuova legge regionale – è l’ultimo anello di una filiera, quella del lavoro “povero”, dove è più facile ignorare o aggirare le regole». Da qui la necessità di rafforzare le garanzie per rendere esigibili i diritti contrattuali dei lavoratori, «evitando che siano proprio i capitolati a favorire lo sfruttamento attraverso il criterio del massimo ribasso, che porta a riduzioni anche superiori del 30% rispetto al prezzo base d’asta». Tra le misure da adottare, inoltre, l’introduzione in tutte le gare della cosiddetta clausola sociale, per escludere risparmi sulla pelle dei lavoratori, garantendone sia l’occupazione che i diritti in caso di cambio d’appalto, e di sanzioni aggiuntive per le aziende inadempienti rispetto a obblighi di legge e di contratto, fino all’esclusione dalle gare nei casi più gravi.
Una soluzione può essere cercata, oltre che nell’esclusione di questo criterio a favore di quello dell’offerta più vantaggiosa, mix di qualità e prezzo, anche nella contrattazione d’anticipo, cioè attraverso il coinvolgimento dei sindacati nella stesura dei capitolati. «Che è un obiettivo raggiungibile – sostiene la Cgil – in presenza di regole che dispongano la riduzione delle stazioni appaltanti e dei centri di spesa, seguendo il modello che è stato scelto per la sanità con l’istituzione del centro servizi condivisi. Questa strada può favorire anche il controllo della spesa, la trasparenza, il controllo a valle, dalla fase di aggiudicazione fino a quella di svolgimento delle opere». Controllo che per la Cgil va rafforzato attraverso l’istituzione di un osservatorio regionale nel quale siedano i rappresentanti delle amministrazioni, del sindacato e degli organi di vigilanza: «L’osservatorio – conclude la Cgil – potrà svolgere un ruolo importante non soltanto riguardo alle gare pubbliche, ma anche come argine all’illegalità sempre più diffusa nell’ambito dei subappalti privati».
Chiaro il riferimento al caso Fincantieri, a proposito del quale Belci rinnova l’invito al gruppo navale a sottoscrivere il nuovo protocollo sulla legalità, «sollecitato anche dal Prefetto di Gorizia», ricorda il segretario Cgil, che non risparmia critiche all’amministratore delegato Giuseppe Bono: «Riteniamo il suo rifiuto doppiamente grave: non solo perché minimizza il rischio di infiltrazioni criminali, ma anche per il ruolo di presidente di Confindustria Fvg ricoperto da Bono. Col quale non ci siederemo ad alcun tavolo, aziendale o istituzionale, finché Fincantieri non riaprirà il confronto sul protocollo di legalità».