Appalti pubblici, Ance e sindacati chiedono nuove regole

Lavori pubblici, normativa regionale in materia di affidamento dei lavori pubblici e modalità di aggiudicazione, edilizia privata, rapporti con il mondo del credito, garanzia di tempi e procedure, incentivi all’ecosostenibilità: questi alcuni dei temi che il Comitato di Presidenza dell’Associazione costruttori edili (Ance) del Friuli Venezia Giulia ha esaminato con i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil assieme alle rispettive categorie degli edili, nel corso di un incontro svoltosi nei giorni scorsi.
Dopo anni di crescita anche il comparto delle costruzioni, settore che ha sempre rappresentato uno dei segmenti produttivi con maggior effetto moltiplicativo degli investimenti sull’occupazione, è stato interessato dagli effetti della crisi internazionale, già a partire dalla seconda metà del 2008. Partendo da questo dato di fatto costruttori e sindacati hanno sollecitato «interventi urgenti ed immediati, capaci di favorire la ripresa dell’attività e la qualificazione di questo importante settore dell’economia regionale, attraverso azioni anticicliche strutturali e non transitorie».
In particolare, secondo Ance e sindacati,  vanno promossi, sostenuti ed incentivati modelli di impresa basati sulla qualità e sull’innovazione: «Un obiettivo – precisano – da perseguire attraverso soluzioni che, prima di tutto, disciplinino l’accesso alla professione imprenditoriale, oggi legata solo all’iscrizione alla Camera di Commercio, avvalendosi di requisiti di qualità delle imprese che  incoraggino quelle più strutturate. Solo così sarà possibile contrastare il lavoro irregolare ed arginare il fenomeno degli infortuni».
Necessari inoltre interventi di politica industriale che creino una concorrenza “leale” e avanzata fra le imprese, non basata sul semplice taglio dei costi, sull’evasione contributiva, sul lavoro nero e sull’elusione dei contratti di lavoro e della normativa sulla salute e sicurezza. Un risultato che secondo costruttori e sindacati è raggiungibile introducendo per tutti gli appalti il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa e superando la regola del massimo ribasso, che comporta un’estrema compressione dei costi, con ovvie ripercussioni sulla qualità degli interventi e sulle condizioni di lavoro.
«L’aggiudicazione in questi ultimi mesi di appalti con percentuali di ribasso che si assestano attorno al 40%  – denunciano l’Ance e i Sindacati –  rappresenta un segnale estremamente negativo per le aziende e per gli stessi enti committenti. Le conseguenze prevedibili saranno i contenziosi, le riserve, i casi di rescissione dei contratti, il prolungamento dei tempi di esecuzione e l’aumento dei costi in corso d’opera». Imprese e rappresentanti dei lavoratori guardano quindi con grande attesa al disegno di legge regionale attualmente in discussione, che mobilita considerevoli risorse pubbliche perché è necessario qualificare il sistema degli appalti, impegnando anche gli enti locali.
«La nuova legge – sostengono Ance e Cgil-Cisl-Uil – può e deve diventare occasione per realizzare questi obiettivi. Ci aspettiamo comunque su questi temi una grande impegno da parte di tutti gli interlocutori istituzionali,  comprese le autonomie locali, perché è indispensabile investire sulla qualità dell’offerta e sulle imprese che vogliono rispettare le regole. Le tante professionalità presenti in questo settore possono aiutare l’iniziativa istituzionale con la definizione di una strumentazione adeguata, a partire dalla definizione dei bandi e dei capitolati-tipo. Costruttori e sindacati, da parte loro, hanno convenuto di elaborare una proposta organica e di definire un percorso comune di iniziativa».