Agroalimentare, un dipendente su tre senza contratto. In arrivo 4 ore di sciopero
Sono indette per venerdì 9 e lunedì 12 ottobre, in Friuli Venezia Giulia, le quattro ore di sciopero proclamate dai sindacati nazionali Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil contro la mancata adesione di dieci associazioni di categoria al rinnovo del Contratto nazionale di lavoro dell’industria alimentare, firmato lo scorso 31 luglio, otto mesi dopo la scadenza del precedente Ccnl. Le date e l’articolazione della protesta, che vedrà due ore di astensione dal lavoro venerdì e altre due lunedì, sono state decise dagli attivi regionali di Fai, Flai e Uila, riunitisi a fine settembre, assieme al blocco degli straordinari e delle flessibilità in tutte le aziende non aderenti al rinnovo, che rappresentano oltre un terzo del settore.
Su una platea complessiva che a livello nazionale comprende circa 400mila lavoratori in Italia e oltre 8mila in regione, circa un terzo (la stima è su base nazionale) sono quelli esclusi dai benefici economici e normativi previsti dall’intesa di luglio, sottoscritta da Assobirra, Ancit e Unionfood, sigle alle quali nella nostra regione aderiscono aziende importanti come Birra Castello, Parmalat-Latterie friulane, Roncadin, Agricola Tre Valli, Leoncini, Granarolo-Venchiaredo), Consorzio Tutela del Montasio, Witor’s, Barilla, Illy Caffè, La Giulia. Fuori dal perimetro del rinnovo, al momento, restano invece i dipendenti delle imprese aderenti ad associazioni importanti quali Assocarni (macelli), Assica (salumifici), Assobibite (Coca-Cola), Anicav (conserve vegetali) e Federvini.
«L’intesa raggiunta il 31 luglio 2020 – spiegano i segretari regionali Claudia Sacilotto (Fai-Cisl), Alessandro Zanotto (Flai-Cgil) e Pier Paolo Guerra (Uila-Uil) – prevede aumenti salariali che valorizzano anche le professionalità degli addetti, riconosce la comunità di sito, con tutele e benefici estesi anche a chi opera in azienda ma con un altro datore di lavoro, combatte la discriminazione e i contratti pirata negli appalti, tutela la salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro, il diritto al lavoro agile e alla formazione professionale. Un risultato importante, frutto dell’impegno del sindacato e del senso di responsabilità delle associazioni datoriali firmatarie dell’intesa, che con il contratto hanno voluto riconoscere anche l’importanza del lavoro svolto da tutti durante il lockdown. Troppo velocemente le altre associazioni datoriali, invece, si sono scordate la dedizione di tutte le lavoratrici e i lavoratori che durante l’emergenza sanitaria hanno continuato a fare il loro lavoro con costanza e professionalità, consentendo al nostro Paese di superare l’ondata di emergenza senza che negli scaffali dei supermercati venissero mai a mancare i beni di prima necessità. Essersi sfilati dal rinnovo equivale a non riconoscere il ruolo della contrattazione come mediazione tra gli interessi del lavoro e quelli delle imprese, che non sono contrapposti ma devono essere contemperati, garantendo ai lavoratori il diritto al contratto di lavoro. Un contratto di lavoro unico per tutti i lavoratori dell’industria agroalimentare».