Acqua, l’unica certezza sono gli aumenti

«La privatizzazione dell’acqua non concorrerà a un miglioramento del servizio idrico, ma lo assoggetterà alle logiche del profitto, con conseguenze nefaste sulle tasche dei cittadini, in Friuli Venezia Giulia come nel resto del Paese». A sostenerlo è Franco Belci, segretario regionale della Cgil, critico anche nei confronti del presidente di Acegas Massimo Paniccia, che ha commentato con favore la legge Ronchi. «Il processo di privatizzazione delle utility, di cui Acegas è un esempio eloquente, non ha portato vantaggi ai cittadini in termini di efficienza o di migliori tariffe: l’unica logica che guida il settore è quella dei dividendi, soprattutto se le società sono quotate in borsa».
A rafforzare lo scetticismo di Belci gli esempi di privatizzazione del servizio idrico già attuati in Italia: «Esistono casi di rincari fino al 300%, senza alcun tipo di investimento sulla rete da parte dei gestori privati». Negative anche le esperienze regionali come quella di Carniacque: «Le bollette – sono aumentate, i disservizi sono quelli di prima», commenta il segretario, convinto che la privatizzazione non sia affatto una scelta obbligata: «Giustificare questa legge come una scelta imposta dall’Europa è assurdo: un conto è la trasparenza nell’affidamento del servizio idrico, altro è sottrarre la gestione dell’acqua al controllo pubblico. In questo modo l’acqua cessa di essere un diritto garantito a tutti, per diventare oggetto di profitto».