Sanità Fvg, Cgil pronta al confronto. Ma si affrontino i problemi reali

«La Cgil Fvg apprezza che le linee di gestione del servizio sanitario 2026 siano disponibili da novembre, cosa non accaduta negli anni precedenti, ed è pronta a partecipare a una fase di discussione e approfondimento che si spera venga aperta quanto prima». A dirlo è il segretario generale Michele Piga, che giudica condivisibili alcuni concetti generali del documento, a partire dal rafforzamento della sanità territoriale. «Peccato che queste affermazioni di principio – obietta però Piga – non trovino riscontro operativo negli obiettivi di lavoro consegnati alle Aziende, così come non hanno avuto alcuna attuazione pratica nei sette anni di governo della sanità regionale da parte di questa Giunta che, al contrario, ha ridimensionato il ruolo di distretti, consultori, servizi della salute mentale, assistenza domiciliare e medici di base, e aggravato la situazione degli ospedali, tra liste di attesa infinite e fallimentari tentativi di esternalizzazione e privatizzazione».
La Cgil rileva anche  come non sia affrontato, se non per alcune parti del criticatissimo piano oncologico, il riordino della rete ospedaliera, annunciato da più anni, fonte di incertezza e conseguente fuga di professionisti, e come manchi qualsiasi riferimento alla scelta dell’ingresso del privato nella gestione di settori del SSR. Critiche, inoltre, sull’assenza nelle linee di gestione di riferimenti ai tempi del Pnrr: «Sebbene il 2026 sia l’anno di chiusura della progettualità legata al piano – osserva il segretario regionale – il documento non fissa alcun concreto obiettivo di lavoro per l’attivazione dei servizi previsti relativo a questa scadenza. Conseguentemente le Case della Comunità vengono quasi solo citate nel documento, senza indicazioni operative rispetto gli obiettivi di sistema fissati dal decreto 77/2022».
Una delle questioni principali, per Piga, riguarda l’assenza di indicazioni progettuali per il raggiungimento dei target fissati per le Aziende sanitarie. «Target – dichiara – che non solo appaiono in alcuni casi contrastanti tra di loro, ma che in qualche situazione sono di difficile se non impossibile realizzazione, non essendo prevista alcuna manovra di incremento del personale che li supporti. Nonostante il problema della carenza numerica di personale medico e infermieristico non venga affrontato, vengono posti, per alcuni settori critici, ambiziosi obiettivi di aumento quantitativo dell’attività. In altre parole il servizio pubblico continuerà a stressare gli operatori già in servizio, con incentivi che ricordano il concetto di lavoro a cottimo». Nessuna indicazione operativa e nessun obiettivo concretamente misurabile, secondo la Cgil, neppure su temi chiave come il potenziamento complessivo del sistema di salute territoriale e la presa in carico delle persone e delle comunità. Del tutto assenti anche «indicatori relativi alla popolazione fragile e pluripatologica, ai ricoveri ripetuti, all’efficacia e all’appropriatezza delle cure, ai controlli di qualità dell’attività del privato, alla mappatura dei bisogni sanitari e sociosanitari della popolazione e all’incentivazione del lavoro per team multidisciplinari e multiprofessionali». Perplessità, infine, sull’enfasi che ha caratterizzato le recenti inaugurazioni di strutture innovative. «Spesso – dichiara Piga – non sono altro che la riproposizione sotto altro nome di servizi già esistenti da tempo».