Donne e lavoro, parità ancora lontana

Un gender gap occupazionale che permane altissimo in Italia e ancora elevato anche in Friuli Venezia Giulia, con quasi 12 punti di distanza tra uomini e donne, un divario medio del 33% nelle retribuzioni, una presenza assolutamente minoritaria delle donne tra le figure dirigenziali (15%) e nei quadri (29%). Sono i dati che indicano quanto sia ancora lontana, nel  Paese e nella nostra regione, una reale uguaglianza di opportunità sul mercato del lavoro. Squilibri che si riflettono e si amplificano anche nella società, nelle famiglie, nella vita quotidiana, rendendo evidente la necessità di politiche che promuovano una piena partecipazione delle donne al mercato del lavoro, una migliore condivisione dei carichi familiari, una maggiore equità salariale e previdenziale, una migliore valorizzazione delle professionalità, delle competenze e delle aspirazioni delle donne.
L’ASSEMBLEA Sono i temi affrontati questa mattina dalle oltre 300 sindacaliste, delegate e lavoratrici che si sono riunite al Cinema Ambasciatori di Trieste, Trieste per l’assemblea regionale delle Donne della Cgil Fvg, aperta da Daniela Duz, responsabile pari opportunità, politiche di genere e mercato del lavoro della segreteria regionale Cgil Fvg, e conclusa dalla segretaria confederale Lara Ghiglione. «Le donne che partecipano a questa assemblea – spiega Duz – sono espressione dell’intero spettro del mercato del lavoro regionale, dal manifatturiero all’agricoltura, dalla grande distribuzione alla logistica, dalla scuola alla pubblica amministrazione, dalla sanità al settore bancario e assicurativo. Le abbiamo riunite per ascoltare le problematiche specifiche di ogni settore, declinate al femminile, e per ascoltare quali sono le loro proposte per migliorare concretamente la condizione lavorativa delle donne e una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro».
DONNE E OCCUPAZIONE, ITALIA E FVG Al centro della discussione il quadro tracciato dalla ricercatrice dell’Ires Chiara Cristini (in allegato un estratto dei dati), per “misurare” il peso del gender gap a partire dal mercato del lavoro. Con il suo 53,3% l’Italia è fanalino di coda in Europa per tasso di occupazione femminile. Meglio il Fvg, terzo in Italia con il suo 63,9% (dati 2024), ancora inferiore però al tasso medio Ue27 (66,2%) e un gender gap (divario tra occupazione maschile e femminile) di quasi 12 punti, contro i 9 dell’Europa. «Ma pur essendo in una condizione nettamente migliore rispetto al resto del Paese – spiega ancora Duz – anche in Fvg il lavoro delle donne è discontinuo, precario e mal retribuito». Ad aggravare il divario l’incidenza del part-time: in Fvg lavora a tempo ridotto più di una donna su 3, il 35%, contro il 5% dei maschi, e nel 34% dei casi di tratta di part-time involontario. Maggiore, tra le donne, anche l’incidenza dei contatti precari: guardando al totale degli occupati, hanno un contratto a termine il 15% delle donne, contro l’11% degli uomini. Tutto questo, oltre alla maggiore concentrazione delle donne nelle qualifiche medio-basse e in settori più “poveri” (nonostante in Fvg, dati 2023, le donne siano la netta maggioranza tra i laureati con il 57%), determina un pesantissimo gap reddituale: complessivamente, infatti, gli imponibili retributivi delle donne sono inferiori del 33% rispetto a quelli degli uomini, sia a livello generale che a parità di qualifica.
LAVORO POVERO, PENSIONI POVERE L’assemblea guarda anche al vicino appuntamento dell’8 e 9 giugno con i quattro referendum sul lavoro, promossi dalla Cgil, e quello sulla cittadinanza. «Referendum che parlano moltissimo al lavoro delle donne», dichiara ancora Duz (il video), non senza porre l’accento anche sulla condizione pensionistica delle donne, segnata anch’essa da pesanti divari. «Il lavoro povero e discontinuo – spiega – crea pensioni altrettanto povere, minando l’autonomia delle donne e determinando pesanti problemi di sostenibilità reddituale ed economica, soprattutto nella stagione della vita in cui le condizioni di salute si aggravano, aggravando anche la piaga della rinuncia alle cure». Da qui, per la Cgil, l’imperativo categorico di rafforzare tutte le “policy” che possono favorire da un lato l’occupazione femminile, da una politica di welfare che rafforzi e servizi alle famiglie fino a strumenti legislativi e contrattuali che favoriscano l’equa condivisione dei carichi familiari, dall’altro le tutele reddituali e previdenziali, anche attraverso provvedimenti legislativi sul reddito minimo e strategie basate sul “gender mainstreaming”, cioè sulla declinazione di genere delle politiche su lavoro, previdenza e welfare.
VERSO IL REFERENDUM Anche la sfida dei referendum si può e si deve declinare al femminile. È quanto sostiene la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione, perché «le donne – denuncia – lavorano meno, in condizioni peggiori e segregate in comparti “poveri”» (il video). Per questo, prosegue, «c’è bisogno di rivedere norme che penalizzano tutti e tutte, ma in particolare le donne». Donne, conclude Ghiglione, «che già in passato sono state straordinarie nel contribuire alla vittoria di referendum fondamentali nella storia di questo Paese e che vogliono tornare a esserlo e vincere la sfida del quorum nei referendum dell’8 e del 9 giugno». Un messaggio che dalla sala dell’assemblea verrà portato anche nelle strade del centro di Trieste, con un volantinaggio che partirà al termine dell’assemblea in viale XX Settembre per concludersi in piazza Unità d’Italia.