Welfare, assessorato “chiuso per ferie”. La preoccupazione della Cgil

«L’incontro è stato annullato e sarà convocato dopo la pausa delle vacanze estive». Questa la scarna comunicazione con cui l’assessorato regionale alla salute e alle politiche sociali, nell’immediata vigilia dell’appuntamento, ha comunicato ai sindacati il rinvio del confronto sulla ridefinizione del sistema socio assistenziale, previsto per il 30 luglio. Il cambio di programma preoccupa la Cgil, che lo giudica «tardivo e ingiustificato», tanto più che l’incontro, come spiega la responsabile sanità e welfare della segreteria regionale Rossana Giacaz, «era stato convocato dopo diverse sollecitazioni del sindacato». La mancata proposta di una nuova data, inoltre, fa temere ulteriori slittamenti: «E’ come se l’assessorato – commenta Giacaz – avesse esposto un cartello “chiuso per ferie”, ma senza indicare una data di riapertura».
Le perplessità della Cgil non sono legate soltanto ai tempi e alle modalità del rinvio. «La questione – conferma la esponente della segreteria regionale – non è soltanto di metodo. Se ritenevamo e riteniamo urgente l’avvio di questo tavolo è perché siamo preoccupati dalle dinamiche in atto, a partire dalla forte spinta alla “razionalizzazione”, chiamiamola così, tanto nella sanità quanto nel sociale, con la crescita delle convenzioni e del ricorso a cooperative per l’esternalizzazione dei servizi. Il rischio concreto è di un progressivo ridimensionamento delle funzioni pubbliche, il tutto finalizzato a un risparmio che è peraltro tutto da dimostrare, ma con inevitabili effetti negativi non solo in termini di accesso ai servizi e di piena tutela del diritto alla salute e all’assistenza, ma anche di appesantimento delle procedure e della burocrazia, visto l’incremento delle rendicontazioni e dei controlli»
Una altro dei grandi temi da affrontare, per la Cgil, è quello della mancata integrazione socio-sanitaria: «Per riordinare il welfare regionale – spiega Giacaz – è necessario ricomporre il quadro degli interventi in atto, che troppo spesso procedono con logiche frammentarie, e perseguire nei fatti l’obiettivo di una regia unica per il comparto sanitario, non a caso riuniti sotto la stessa Direzione regionale». Un’integrazione che per la Cgil è rimasta sulla carta: «I piani di zona, che assieme ai piani aziendali dovevano avviare un percorso di integrazione funzionale degli interventi sociosanitari sono rientrati dopo pochi anni nelle precedenti logiche settoriali – prosegue la sindacalista – e le prassi di integrazione tra il sociale e il sanitario sono di fatto da ripensare ex novo».
A preoccupare la Cgil anche la scelta, recentemente annunciata dall’assessore, di cancellare l’esperienza dei Cap, «quei centri – ricorda Giacaz – che nella logica della riforma sanitaria del 2014 dovevano rappresentare uno dei perni per il rafforzamento dei servizi socio-sanitari sul territorio e per contrastare, anche attraverso il contributo dei medici di base, i ricorsi impropri ai pronto soccorso e alle strutture ospedaliere». Quello che serve, secondo la Cgil, «non è un dietrofront sui Cap, ma un’analisi sulle cause del loro mancato decollo per individuare i necessari correttivi oppure, in alternativa, nuovi strumenti tesi a raggiungere gli stessi obiettivi di rafforzamento e integrazione dei presidi socio-sanitari sul territorio».