Verso il 17 giugno, l’appello di Susanna Camusso agli iscritti

«Un Parlamento e un Governo
che in 35 giorni votano una legge e poi il suo contrario, minano propria credibilità
e la fiducia nelle Istituzioni». E’ quanto sostiene la segretaria generale della
Cgil Susanna Camusso in una lettera aperta inviata a tutti gli iscritti per
promuovere la partecipazione alla manifestazione del 17 giugno, indetta dopo l’inserimento
nella manovra estiva di una norma che reintroduce i voucher. Una manifestazione
alla quale si annuncia una partecipazione massiccia anche dal Friuli Venezia Giulia,
con non meno di otto pullman in partenza dalle varie province.
Il Governo e il Parlamento non hanno abrogato i voucher,
ma i referendum, ovvero il diritto dei cittadini di esprimersi», scrive ancora
la segretaria generale, chiedendo anche di aderire all’appello Schiaffo alla
Democrazia”, presentandosi nelle sedi Cgil ai banchetti o attraverso il sito www.schiaffoallademocrazia.it.
Oltre che il metodo, la Cgil contesta
con forza anche il merito della norma. «Ancora una volta – denuncia Camusso – si
decide una forma di lavoro precario senza definire per quali finalità, con
l’evidente effetto dumping rispetto ad altre forme contrattuali. Ovviamente –
spiega ancora la segretaria generale – si potevano regolare le prestazioni
occasionali per le famiglie, come proponiamo noi stessi nella Carta dei Diritti
agli articoli 80, 81, definendo quali sono le prestazioni occasionali. Si è
voluto invece estendere un lavoro occasionale mai definito alle aziende fino a
5 dipendenti, la stragrande maggioranza, e alla pubblica amministrazione». Del
tutto disatteso, infine, l’impegno a un confronto con le parti sociali, ridotto
a semplici colloqui individuali prima della discussione della norma in
commissione bilancio. 
Ecco perché la Cgil ha scelto
di mobilitarsi ancora, non soltanto per la manifestazione del 17 giugno, ma anche
con l’obiettivo di arrivare a un giudizio di legittimità davanti alla Corte
costituzionale. Per respingere lo schiaffo alla democrazia e rilanciare le
ragioni del lavoro.