Unire le forze contro l’emergenza occupazione

Oltre 2 milioni di ore al mese di cassa integrazione, nessun segnale di recupero sul versante occupazionale, centinaia di aziende di ogni dimensione costrette a ricorrere agli ammortizzatori sociali. Questo, numeri alla mano, il bilancio che la Cgil Friuli Venezia Giulia traccia del 2010 appena concluso. «Un bilancio – dichiara il segretario regionale Franco Belci – che lascia aperti pesanti interrogativi sul 2011 e in generale sulle prospettive di ripresa, condizionate da un contesto economico ancora fortemente instabile».
L’ANALISI L’elenco delle aziende colpite dalla crisi resta lunghissimo. E comprende realtà importanti come Electrolux, Sole, gruppo Carraro, Terex, l’indotto Fincantieri, Pittini, Fantoni, Snaidero, Calligaris. «I più esposti – commenta Belci – sono i settori  trainanti del nostro manifatturiero, con pesanti ricadute anche sul sistema della subfornitura: dall’elettrodomestico al comparto del mobile, che sconta anche crisi strutturali come quella del manzanese, dalla chimica all’edilizia, probabilmente il settore che in questo momento sta soffrendo la situazione più grave».
LA CASSA INTEGRAZIONE Quasi 26 milioni le ore di cassa integrazione autorizzate nel 2010, il 47% in più rispetto al 2009. Un incremento legato all’esplosione della cassa straordinaria e della cassa in deroga, che nel corso del 2010 hanno superato i 19 milioni di ore, quasi il triplo del 2009. In calo del 40% invece la cassa ordinaria, scesa da 10,9 a 6,5 milioni di ore (n.b. dati aggiornati rispetto alla prima versione del comunicato). «Anche tenendo conto del fatto che meno del 60% delle ore autorizzate è stato utilizzato nel corso del 2010 – commenta Belci –, le ore di lavoro perse equivalgono a 8-9.000 lavoratori a tempo pieno. Ma il numero dei lavoratori coinvolti,
ovviamente, è molto più alto».
OCCUPAZIONE Anche dal mercato del lavoro non arrivano segnali confortanti. Se i primi dieci mesi del 2010 l’andamento di assunzioni e cessazioni ha fatto segnare un saldo positivo di 8.700 posti, la flessione strutturale degli ultimi due mesi riporteranno il consuntivo su livelli vicini al pareggio. Un dato molto migliore rispetto al 2009, chiuso con una perdita di 14.000 posti, ma che ancora non vede chiari sintomi di recupero. Resta alto anche il ricorso alla mobilità, con 6.074 ingressi al 31 ottobre, in calo comunque rispetto ai 7.585 registrati nei primi dieci mesi del 2009.
L’APPELLO «In mancanza di una ripresa decisa – dichiara ancora Belci – il bilancio occupazionale rischia di aggravarsi ulteriormente. A dircelo l’elevatissimo ricorso alla cassa integrazione straordinaria e alla cassa in deroga, che rappresentano l’anticamera del licenziamento». Da qui un nuovo appello alla Giunta, invitata ad avviare «strumenti concreti» di confronto con le parti sociali. «Non siamo per un tavolo di concertazione nel senso tradizionale e “rituale” del termine – precisa il segretario –, ma per un gruppo di lavoro più ristretto, costituito dalle organizzazioni più rappresentative del fronte sindacale e di quello datoriale, da un rappresentante del sistema bancario e da un referente tecnico di fiducia del Presidente della Regione col ruolo di coordinatore. A loro il compito di formulare proposte di interventi concreti in materia di politica industriale e politica del lavoro, da sottoporre in tempi rapidi al vaglio della Giunta e del Consiglio. Da questa crisi, infatti, si esce solo unendo le forze e col contributo di tutti: maggioranza e opposizione, istituzioni e parti sociali».
CONTRATTAZIONE Sul fronte più ristretto dei rapporti imprese-sindacato,infine, Belci guarda con preoccupazione all’inasprimento delle relazioni innescato dalla vicenda Fiat con gli accordi separati di Pomigliano e Mirafiori. « La Cgil – dichiara – non intende sottrarsi a un confronto su produttività, flessibilità e organizzazione del lavoro. Su questi temi abbiamo firmato centinaia di accordi e altri ne firmeremo. Un conto però è affrontarli nell’ambito di un reale confronto tra azienda e sindacato, altro sottoporre i lavoratori a un ricatto dove lo scambio è tra occupazione e diritti, come ha fatto Marchionne. Se in regione si sceglierà la prima strada, la Cgil è pronta a discutere. Se invece prevarrà la seconda impostazione, il dialogo sarà molto più difficile».