Un patto per il rilancio del Friuli: Cgil-Cisl-Uil “chiamano” i sindaci

Non solo il welfare e il fisco locale, ma anche l’avvio delle Uti, le
politiche per il lavoro, per la casa e l’attuazione della legge
regionale sull’invecchiamento attivo. Questi i grandi temi al centro del
documento unitario che i sindacati confederali e dei pensionati
Cgil-Cisl-Uil della provincia di Udine hanno presentato questa mattina
in sala Ajace. «Non è un semplice appello, ma la proposta di un patto
programmatico territoriale che rilanci l’attività di contrattazione
sociale tra sindacati e comuni sul welfare, sul fisco locale e sulle
politiche per il lavoro», spiegano Natalino Giacomini (Cgil), Fernando
Viotto (Uil), Roberto Muradore e Franco Colautti (Cisl), a nome delle
segreterie confederali e dei pensionati Cgil-Cisl-Uil.
«La nostra
proposta di un patto tra le parti sociali e le amministrazioni locali –
si legge nella premessa del documento – si pone l’obiettivo di
proteggere le categorie sociali più disagiate attraverso scelte adeguate
sui servizi e sugli interventi sociali, a partire da quelli orientati
verso i minori, le famiglie e gli anziani. La crisi ancora in atto –
aggiungono i sindacati – rende ancor più indispensabile la piena
condivisione delle scelte, al fine di garantire l’attuale livello dei
servizi erogati e, laddove possibile, di migliorarli, anche in funzione
delle importanti riforme approvate sulla sanità e sul riordino degli
enti locali, oltre che dell’applicazione della legge sull’invecchiamento
attivo».
Da questa premessa di fondo discendono le richieste
specifiche che i sindacati avanzano argomento per argomento: a partire
da welfare e fisco locale, ma senza trascurare temi altrettanto
fondamentali come le politiche per la casa e soprattutto quelle per il
lavoro. «Perché senza un deciso recupero dell’occupazione la sfida di
rinnovare e difendere il nostro sistema di porotezione sociale sarebbe
persa in partenza», rimarcano Cgil, Cisl, Uil, non senza esprimere
preoccupazione per i proble mi che stanno segnando l’avvio delle Uti.
«Uti – si legge nel documento – cui spetterà il compito di programmare
scelte strategiche nella gestione dei servizi socio-assistenziali,
attingendo anche alla positiva esperienza realizzata negli ambiti
distrettuali. Solo unioni fondate su politiche chiare e condivise, però,
potranno generare efficienza, omogeneità dei servizi e certezza di
diritti per tutti i cittadini».

LE RICHIESTE IN SINTESI
WELFARE.
Pur in una situazione di trasformazione delle autonomie locali e della
sanità regionale, il ruolo dei sindaci e degli ambiti distrettuali resta
fondamentale nella gestione degli interventi socio-assistenziali.
Prevenzione, sicurezza, taglio delle liste di attesa, avvio delle
aggregazioni funzionali e dei centri di assistenza primaria fanno parte
di un processo che punta al potenziamento dei servizi socio-sanitari sul
territorio su cui è necessario un costante confronto con i sindaci.
FISCO.
La difesa dei redditi più bassi richiede scelte improntate a equità e
progressività, com opportune esenzioni e di agevolazioni. Sul piano
locale, attraverso la piena attuazione dei piani di zona, la difesa di
questi redditi deve puntare ad ammortizzare gli effetti negativi
prodotti dalla diminuzione delle risorse pubbliche, anche puntando al
pieno utilizzo dei Fondi strutturali europei. Da qui la richiesta di
utilizzare l’Isee come indicatore di riferimento sia per l’accesso al
welfare che per la determinazione di imposte locali e tariffe, unita
all’appello per un maggiore impegno dei Comuni nelle politiche
antievasione.
LAVORO. Occorre favorire, anche attraverso la
semplificazione delle procedure, investimenti che contribuiscano a
mettere in moto l’economia locale, attraverso opere quali la messa a
norma degli edifici pubblici, il superamento delle barriere
architettoniche e il sostegno alle energie rinnovabili. Di importanza
primaria il fatto che i bandi di affidamento di servizi pubblici
prevedano strumenti volti a garantire sia la qualità dei servizi che i
diritti dei lavoratori coinvolti.
LOTTA ALLA POVERT??. La lotta alla
diffusione della povertà e del disagio richiede politiche coerenti per
l’inclusione sociale, con maggiore attenzione alla qualità del contesto
urbano e al rischio emarginazione, rafforzando l’informazione e il
sostegno alle fasce di popolazione più deboli.
CASA. Il finanziamento
del fondo affitti deve restare una priorità per ogni comune, così come
lo sviluppo dell’affitto a canone concordato e il recupero del
patrimonio edilizio pubblico e privato abbandonato o sottoutilizzato. E’
di fondamentale importanza che le abitazioni siano prive di barriere
architettoniche, così da favorire la scelta dell’assistenza domiciliare
come opzione primaria per il sostegno ad anziani e non autosufficienti.
INVECCHIAMENTO
ATTIVO. Come previsto dalla legge regionale 22/2014, va favorita la
programmazione di interventi coordinati e integrati a favore delle
persone anziane, sulla base di progetti sociali avviati in forma singola
o associata dai Comuni.