Trieste, dall’inizio della crisi persi quasi 5mila posti di lavoro

Quasi cinquemila posti di lavoro persi dall’inizio della crisi, un manifatturiero sempre più in crisi e un porto che stenta a decollare, nonostante una posizione resa strategica dalle nuove rotte del commercio mondiale. Questo il quadro dell’economia giuliana al centro del 13° congresso provinciale della Cgil Trieste, tenutosi all’hotel Nh di Corso Cavour e al termine del quale i delegati hanno confermato la loro fiducia nel segretario uscente Adriano Sincovich, rieletto alla guida della camera del lavoro.
SOS LAVORO. Se il 2013 ha visto un apparente recupero in termini di occupati, che secondo i recentissimi dati Istat sono risaliti da 89.900 e 91mila unità, la flessione rispetto al 2008 resta pesantissima, con 4.800 posti in meno, pari a un calo percentuale del 5%: solo Gorizia, a livello regionale, registra un impatto maggiore in termini percentuali. A rafforzare gli allarmi l’andamento della cassa integrazione, con 2,3 milioni di ore autorizzate nel corso del 2013, il 19% in più rispetto al 2012.
LE CRISI. Il lungo elenco delle aziende in crisi (Wartsila, Servola, Sertubi, Siram, Autocrali, Radiotrevisan, Italcementi) fa temere che il bilancio possa ulteriormente peggiorare, sebbene gli ammortizzatori stiano consentendo di attenuare l’impatto occupazionale. Ma le misure difensive non bastano: per invertire la tendenza, sono necessarie politiche strutturali capaci di smuovere dall’immobilismo sia il quadro nazionale che quello regionale e provinciale.