Terziario, si aggrava l’emergenza occupazione

La flessione dei consumi e dell’occupazione è la dimostrazione che la liberalizzazione del commercio decisa dal Governo Monti sta fallendo nel suo obiettivo di rilanciare il settore. Che ha bisogno di un passo indietro, con il ritorno ad un ruolo normativo e decisionale delle Regioni e dei Comuni. Questo il messaggio lanciato dalla Cgil e dalla Filcams, la categoria che rappresenta i lavoratori del terziario, dal palco del convegno tenutosi a Udine, alla presenza del segretario generale Franco Martini, del sindaco di Udine Furio Honsell, che ha aperto i lavori, del presidente dell’Anci Fvg Mario Pezzetta e dell’europarlamentare Debora Serracchiani.
DEREGULATION SBAGLIATA. «L’organizzazione del commercio deve tornare in mano a Regioni e comuni, sia per quanto riguarda gli orari che nella disciplina delle licenze. Perché la deregulation delle aperture sta incidendo negativamente sulla qualità del lavoro, con ripercussioni pesantissime in particolare sull’occupazione femminile, e quella delle licenze sta cannibalizzando il settore, favorendo la crescita indiscriminata della grande distribuzione». A dirlo è la segretaria regionale della Filcams Susanna Pellegrini, che rilancia la battaglia della categoria contro una liberalizzazione che per la Cgil sta aggravando gli effetti della crisi.
I DATI. Un’analisi che parte dai dati dell’Ires (vedi la sintesi allegata della relazione di Alessandro Russo), allarmanti soprattutto per l’andamento dell’occupazione femminile (-4,5% dal 2008 al 2011) e giovanile (il calo medio tra gli under 35 sfiora il 20%), con un trend in forte peggioramento nel 2012, testimoniato dal calo complessivo delle assunzioni (-5% e -13% nei primi due trimestri del 2012) e dall’incremento (+168%) della cassa in deroga.
PASSO INDIETRO. «Non ha senso liberalizzare gli orari, con un welfare che non è strutturato per garantire servizi alle famiglie e in particolare alle donne», prosegue Pellegrini. Ma per la Filcams deve essere rivisto tutto un modello sbagliato di sviluppo del settore, basata sulla crescita incontrastata della grande distribuzione: «Ipermercati e grandi centri hanno costi fissi altissimi – spiega il segretario generale Franco Martini – che le aziende finiscono per scaricare sui lavoratori. Di qui le tensioni sull’occupazione e sui contratti. L’Italia dovrebbe quindi prendere a riferimento quello che sta accadendo in altri Paesi, dove si assiste a un progressivo ritorno alle medie superfici di vendita».
SOS APPALTI. Ma un’emergenza occupazionale ancora più grave è quella che interessa il settore degli appalti, dove i tagli della spending review stanno già determinando pesanti impatti. «Ad essere colpiti – spiega Pellegrini – sono soprattutto il settore della ristorazione e delle pulizie, e in particolare in provincia di Trieste, ma anche nella sanità la prospettiva è allarmante sia per la tenuta occupazionale del settore che in termini di quantità e qualità dei servizi».