Tavolo sulle pensioni, Cgil pronta a mobilitarsi

«Abbiamo acquisito un primo risultato sulla rivalutazione delle pensioni, con un nuovo meccanismo che entrerà in vigore dal 2019 e che tutelerà maggiormente il potere d’acquisto dei pensionati. Restano però molti nodi da sciogliere, come il riconoscimento del lavoro di cura delle donne, le pensioni dei giovani e il blocco dell’adeguamento dell’età all’aspettativa di vita. In mancanza di risposte chiare del Governo su questi punti, siamo pronti a mobilitarci». E’ quanto ha dichiarato, alla vigilia della nuova seduta del tavolo sulle pensioni, convocata per domani, il segretario generale dello Spi-Cgil Ivan Pedretti, oggi a Trieste per un convegno organizzato dallo Spi del Fvg, nell’ambito della Festa di Liberetà (vedi l’altro comunicato sui lavori del convegno).
IL TAVOLO. L’appello di Pedretti, ospite di un dibattito che ha visto anche l’intervento del presidente della Commissione lavoro della Camera dei Deputati Cesare Damiano, arriva in vista di un incontro, quello di domani, dal quale la Cgil si attende concreti passi avanti nel confronto con l’esecutivo, a partire dalla questione dell’aspettativa di vita. «Su questo tema – spiega Pedretti -finora non ci sono state risposte da parte del Governo, nonostante si sappia che l’aspettativa cambia a seconda del mestiere e che per un operaio siderurgico non è la stessa di un professore universitario. Da parte del Governo, finora, non è stata manifestata disponibilità a intervenire su questo punto».
DAMIANO. Sul nodo dell’età pensionabile si è soffermato anche Damiano: «Crediamo che la ripresa del Pil, superiore alle previsioni, possa favorire nuovi interventi sul sistema pensionistico: c’è un’inversione di rotta – ha dichiarato il presidente della Commissione lavoro della Camera -che può aprire nuovi spazi in legge di bilancio, a partire dall’adeguamento all’aspettativa di vita, che secondo l’Istat ha fatto segnare nel 2015 una prima decrescita e potrebbe fare lo stesso nel 2017. L’aumento di 5 mesi dell’età pensionabile previsto per il 2019 va quindi diminuito o congelato fino al 2021».
FORNERO TROPPO RIGIDA. L’intervento sull’aspettativa di vita è solo una della misure necessarie per rendere meno rigida la riforma Fornero, «il cui errore fondamentale – ha dichiarato ancora Damiano – sta proprio nell’eccessiva rigidità e nella mancanza di gradualità». Ape e Ape social, ha aggiunto l’ex ministro del Lavoro, vanno dunque nella giusta direzione, perché la logica deve essere «il lavoro ai giovani, la pensione agli anziani, consentendo la possibilità di uscire dal lavoro anche a quelli che sono vicini all’età pensionabile, ma non l’hanno ancora raggiunta». Misure come queste possono aiutare a sbloccare il turnover generazionale sul mercato del lavoro, anticipando l’ingresso dei giovani e aiutandoli così a costruire pensioni più dignitose, «perché un lavoratore povero oggi diventerà un pensionato povero domani». Parallelamente, secondo l’ex ministro, bisogna pensare anche a interventi che consentano di sostenere le pensioni povere, «ipotizzando un livello di dignità che potrebbe essere individuato in 1.000 euro al mese».