Servola, subito un tavolo sul futuro del sito
La rapida accelerazione che è stata impressa negli
ultimi giorni sull’ipotesi di riconversione parziale della Ferriera non può che
lasciarci profondamente preoccupati. Il rischio concreto, a maggior ragione
dopo la lettera aperta in cui il cavalier Arvedi annuncia l’intenzione di
chiudere «nel più breve tempo possibile» la produzione nell’area a caldo, è di
una transizione tutt’altro che indolore verso un futuro in cui siderurgia e
logistica possano convivere nel sito di Servola. Si è interrotto, in sostanza,
il percorso tracciato quattro anni fa con l’Accordo di programma, per
consentire da un lato la progressiva riduzione dell’impatto ambientale della
Ferriera, dall’altro la continuità produttiva e occupazionale del sito. Due
obiettivi che fin qui sono stati contemperati.
ultimi giorni sull’ipotesi di riconversione parziale della Ferriera non può che
lasciarci profondamente preoccupati. Il rischio concreto, a maggior ragione
dopo la lettera aperta in cui il cavalier Arvedi annuncia l’intenzione di
chiudere «nel più breve tempo possibile» la produzione nell’area a caldo, è di
una transizione tutt’altro che indolore verso un futuro in cui siderurgia e
logistica possano convivere nel sito di Servola. Si è interrotto, in sostanza,
il percorso tracciato quattro anni fa con l’Accordo di programma, per
consentire da un lato la progressiva riduzione dell’impatto ambientale della
Ferriera, dall’altro la continuità produttiva e occupazionale del sito. Due
obiettivi che fin qui sono stati contemperati.
Il possibile, o a questo punto probabile, prematuro
addio di Arvedi, apre pesanti interrogativi non solo sull’immediato futuro
occupazionale dei 400 lavoratori impegnati nell’area a caldo e nell’indotto, ma
sulle prospettive dell’intero stabilimento. Il tutto senza essere davanti ad
alcuna concreta ipotesi di investimento alternativo nel sito. Ecco perché
riteniamo indispensabile, prima che la prospettiva di rapida chiusura dell’area
a caldo si trasformi in realtà, convocare immediatamente un tavolo con Governo,
Regione, proprietà, Comune e parti sociali, per cercare di riprendere il filo
di un confronto trasparente basato sui reciproci impegni presi tra le parti al
momento della sottoscrizione dell’Accordo di programma. Questa resta l’unica
strada per continuare a contemperare i diritti e gli interessi in campo,
gestendo in modo equilibrato e responsabile la transizione verso una
riconversione i cui tempi non appaiono oggi ancora maturi.
addio di Arvedi, apre pesanti interrogativi non solo sull’immediato futuro
occupazionale dei 400 lavoratori impegnati nell’area a caldo e nell’indotto, ma
sulle prospettive dell’intero stabilimento. Il tutto senza essere davanti ad
alcuna concreta ipotesi di investimento alternativo nel sito. Ecco perché
riteniamo indispensabile, prima che la prospettiva di rapida chiusura dell’area
a caldo si trasformi in realtà, convocare immediatamente un tavolo con Governo,
Regione, proprietà, Comune e parti sociali, per cercare di riprendere il filo
di un confronto trasparente basato sui reciproci impegni presi tra le parti al
momento della sottoscrizione dell’Accordo di programma. Questa resta l’unica
strada per continuare a contemperare i diritti e gli interessi in campo,
gestendo in modo equilibrato e responsabile la transizione verso una
riconversione i cui tempi non appaiono oggi ancora maturi.
I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Fvg
Villiam Pezzetta, Alberto Monticco, Giacinto Menis