Scuola, sit-in di protesta contro i tagli

«Denunciare i tagli non basta, per difendere la scuola pubblica è indispensabile una mobilitazione di tutto il sindacato. Ma è dal 2008, purtroppo, che non si registrano manifestazioni o forme di lotta unitarie, a livello nazionale come a livello regionale». Questo l’appello che Natalino Giacomini, segretario regionale della Flc-Cgil, lancia agli altri sindacati della scuola, con l’obiettivo di contrastare la nuova tornata di tagli prevista per l’anno 2011-2012. I posti tagliati in sede di definizione di organico di diritto sono 659, di cui 373 tra i docenti e 283 tra gli Ata, e porteranno a quota 2.002 il totale dei tagli effettuati a partire dall’anno scolastico 2009-2010.
La mobilitazione contro i nuovi tagli scatta da subito: per giovedì 30 giugno la Flc ha già indetto infatti una manifestazione a Trieste, con inizio alle 14.30, davanti alla sede dell’Ufficio scolastico regionale, in via Santi martiri. «Questa ulteriore perdita di posti – spiega Giacomini – avrebbe pesantissimi effetti sul funzionamento della scuola primaria e sulle medie superiori, sulle quali si concentra la totalità dei tagli sui docenti e gran parte dei tagli sul personale Ata. Tagli, quegli sugli Ata, che rischiano addirittura di causare la chiusura di alcuni plessi».
Da qui l’appello agli altri sindacati. «Con l’auspicio – afferma Giacomini – di mettere in campo una forte iniziativa politica anche nei confronti della Giunta Tondo, che può e deve rivendicare nei confronti del Governo maggiori risorse per la nostra scuola pubblica, così come hanno fatto molte altre amministrazioni regionali, anche di centrodestra. Veneto, Lombardia, Piemonte e Calabria, per citare solo alcuni esempi, hanno già ottenuto un incremento degli organici di diritto». Questo il primo obiettivo che si prefigge la Cgil, anche alla luce dell’andamento delle iscrizioni. A crescere, infatti, non è solo il numero degli alunni, ma anche la richiesta di tempo pieno nella scuola primaria, che registra un incremento del 6% sul prossimo anno scolastico. Incremento cui le scuole non saranno in grado di far fronte: molti istituti, secondo la Cgil, saranno anzi costretti a ridurre l’orario settimanale da 30 a 27 ore.
Tra gli altri temi sul tavolo anche quello delle compresenze, che la Cgil chiede di verificare non sulla base dei dati regionali ma plesso per plesso, e la questione del precariato, strettamente correlata alla definizione degli organici di diritto. La loro riduzione determinerà infatti una forte stretta sul numero delle immissioni a ruolo, peggiorando ulteriormente un quadro nel quale la quota dei contratti a termine è del 17,5% tra i docenti e del 22% tra gli Ata.