Sciopero della distribuzione, l’appello della Cgil Fvg
«Con lo sciopero di domani, nel periodo di picco annuale dei consumi, i lavoratori possono dare un segnale forte ai gruppi della grande distribuzione, contribuendo alla conquista di un contratto fondamentale non solo sotto il profilo economico, ma anche come argine al progressivo peggioramento delle condizioni di lavoro nel settore». Questo l’appello lanciato dal segretario generale della Cgil Fvg Villiam Pezzetta alla vigilia dello sciopero della distribuzione, che riguarda in regione oltre 15mila lavoratori alle dipendenze dei grandi gruppi del settore.
«Al centro della vertenza – spiega il numero uno della Cgil regionale – non ci sono soltanto le sacrosante richieste di incremento salariale per un settore che da 4 anni è in attesa di un nuovo contratto e dove le maggiorazioni riconosciute ai dipendenti, oltre ad essere sensibilmente inferiori a quelle previste dal contratto di comparto siglato con Confcommercio nel 2015, sono frutto di una scelta unilaterale di Federdistribuzione. Quella sul contratto è una battaglia decisiva anche contro un modello che spaccia la deregulation del settore e delle condizioni di lavoro come una ricetta obbligata per un rilancio dei consumi che invece non c’è stato. Gli unici effetti veri di scelte come le aperture selvagge sono la crescita del lavoro povero e precario, con effetti pesanti in particolare sui neoassunti e sulle donne, che rappresentano il 70% dell’occupazione nel settore, e la cannibalizzazione del comparto, con la chiusura di tanti piccoli esercizi commerciali, anche in questa regione, che è ai vertici nazionali per impatto della grande distribuzione sul territorio».
Quanto alla questione specifica delle aperture festive, valutando positivamente «la presa d’atto della quasi totalità dei gruppi che ulteriori forzature sulle aperture nei giorni di Natale e Capodanno sarebbero soltanto una provocazione inutile e controproducente», Pezzetta auspica che «un’adesione massiccia allo sciopero possa favorire anche l’iter parlamentare della legge che prevede almeno 6 giorni di chiusura obbligatori nelle principali festività».