Sanità, i conti tornano solo a Kosic

L’assessore Kosic vede sempre rosa. Sforna dati, tira somme e scopre che dal 2005 al 2011 vi è stato un incremento di 300 operatori in Sanità. Ci mancherebbe non ci fosse stato. Conosce l’assessore i dati sull’aumento dell’aspettativa di vita, che produce un maggior numero di patologie cronico-degenerative? E quelli sulla sicurezza sul lavoro e sulle malattie professionali? Sa che in questa regione si fa poca prevenzione? Sa che vi sono 75mila over 75 e di questi più di 15mila non autosufficienti? Ha visto i dati sulle nuove povertà?
Aggiunge, Kosic, che il rapporto addetti/abitanti è il più alto d’Italia. Nello stesso tempo però ammette che la Cgil ha ragione quando sostiene che non sono state sostituite 478 unità nel 2010. Che ne manchino altre 105 nel 2011, come da noi sostenuto, lo ha ammesso in sede di confronto sulla manovra il direttore regionale Basaglia.
Come sempre, dunque, i dati si lasciano leggere e per far quadrare i suoi Kosic deve ricorrere a quelli del 2005. Tondo, da parte sua, ripete che la sanità «è in sicurezza». Anche se ci si riferisce ai soli dati contabili ci sarebbe qualcosa da ridire: mentre per il biennio 2010-2011, al netto delle modifiche introdotte unilateralmente con la manovra di questi giorni, il Governo, in accordo con le regioni, ha previsto un aumento del 2,8%, in Fvg c’è stato un incremento della metà esatta nel primo anno, mentre nel 2011 siamo sotto zero: a seconda dei punti di vista di 4 o 8 decimali.
Ma siccome siamo la seconda o la terza Regione per efficienza del servizio sanitario – fa capire Tondo – si può tagliare. Forse ignora che la qualità del servizio è garantita prima di tutto dalle competenze e dall’impegno del personale, e che non coprire il turn-over significa abbassare l’efficienza e l’efficacia del sistema. Si dica allora con chiarezza che si ritiene di non dover garantire più il livello di servizi che lo ha portato tra i primi tre in Italia e che si pensa che i cittadini possano accontentarsi di meno. Che senso ha affermare che si aumentano, per fare un esempio, i posti in hospice se poi non si ha personale per assistere i pazienti terminali? Che senso ha affermare che si incentiverà l’assistenza domiciliare se non si ha il personale per farlo?
Queste sono le ragioni delle richieste di Cgil Cisl Uil sul welfare da inserire nella manovra. Coprire almeno il turn over di quest’anno, reintegrare le risorse che il Governo ha azzerato per il “Fondo per l’autonomia possibile” (9 milioni), incrementare il contributo per l’abbattimento delle rette delle case di riposo (a un trattamento pensionistico medio di 800 euro corrisponde una retta media di 1.300). Tondo, dopo l’impegno assunto in sede di confronto sull’assestamento di bilancio, non ci ha ancora risposto. Gli chiediamo di farlo, in forma ufficiale, al convegno sulla sanità in programma domani a Udine.
Franco Belci, segretario generale Cgil Fvg