Regione, becera la scelta di uscire dalla Rete antidiscriminazione

«Se l’educazione in ambito familiare e scolastico fosse un antidoto sufficiente, non esisterebbe il problema delle discriminazioni nei confronti di gay, lesbiche e transessuali, che invece continuano ad essere una piaga della nostra società. Piaga che troppo spesso si sviluppa e si aggrava proprio in ambito familiare e scolastico». Orietta Olivo, responsabile pari opportunità della segreteria regionale Cgil, commenta così la scelta della Regione, comunicata dall’assessora Alessia Rosolen, di uscire da Re.a.dy, la rete nazionale delle pubbliche amministrazioni antidiscriminazione. «Quella per il rispetto dell’identità di genere – spiega Olivo – non è una lotta alla quale si può rinunciare, motivando questa scelta con la presenza di altri tipi più gravi di discriminazione, che Rosolen peraltro non cita. Non si tratta infatti di fare classifiche, ma di assumere iniziative concrete per affrontare un problema che esiste e che richiede, tanto più in assenza di una legge specifica contro l’omofobia, un impegno in prima linea di tutte le pubbliche amministrazioni, indipendentemente dal colore delle maggioranze che le governano. La verità – conclude la rappresentante della segreteria regionale Cgil – è che ci troviamo di fronte a una scelta ideologica, motivata esclusivamente da ragioni di bandiera e di becera propaganda politica. Davvero un pessimo primo passo per l’assessora: da chi ha in mano una delega cruciale come quella sul lavoro ci saremmo aspettati di veder sottolineare ben altre priorità».