Referendum sul lavoro, Cgil Fvg pronta allo sprint finale

«I nostri referendum sono la premessa per cambiare le politiche del lavoro e il Paese». Queste le parole con cui il segretario generale della Cgil Fvg Villiam Pezzetta ha annunciato l’avvio dell’ultima fase della campagna per i referendum sul lavoro, che parte anche in Fvg con una serie di manifestazioni di piazza in programma sabato 11 febbraio a Trieste (piazza della Borsa ore 11-13), Monfalcone (piazza Repubblica dalle 10 alle 12.30), Udine (piazza San Giacomo 10-13) e Pordenone (piazzetta Cavour 9.30-12.30).
«E’ merito soprattutto della Cgil, dei referendum e della nostra proposta sulla Carta dei diritti – ha dichiarato ancora Pezzetta in occasione del direttivo regionale riunitosi questa mattina a Udine – se il lavoro è tornato uno dei grandi temi del dibattito politico e mediatico. Di questo siamo convinti, così come dobbiamo essere convinti che il 51% è un obiettivo possibile, nella consapevolezza che questa battaglia referendaria rappresenta il più importante argine contro il dilagare della precarietà e della mercificazione del lavoro». Dopo l’impegno profuso per raccogliere 1,1 milione di firme a livello nazionale (e 12.500 in regione) per i referendum su articolo 18, voucher e appalti, la Cgil è pronta a lanciare l’ultimo sprint per il quorum sui due quesiti (voucher e responsabilità solidale negli appalti) che hanno superato il vaglio della Consulta. «Ma pronti anche – ha aggiunto Pezzetta – a lanciare nuove battaglie sul tema dell’articolo 18, per rivendicare leggi capaci di impedire i licenziamenti illegittimi e limitare lo squilibrio esistente tra datore di lavoro e dipendente».
A segnare il dibattito del direttivo anche la notizia del suicidio di un giovane disoccupato e della lettera scritta per spiegare il suo tragico gesto, pubblicata stamane da un quotidiano regionale. «Nell’esprimere ai familiari del giovane tutto il cordoglio e la solidarietà della Cgil – ha commentato Pezzetta – non possiamo fare a meno di sottolineare come questa tragedia, purtroppo emblematica, sia un nuovo segnale d’allarme, l’ennesimo, della condizione di mancanza di speranza e di aspettative in cui si trova un numero crescente di giovani. Se non vogliamo che questo stato di cose diventi la normalità, la condanna di un’intera generazione, dobbiamo rivedere un modello sociale, economico e culturale sempre più basato sulla competitività esasperata, sulla mercificazione e sulla precarizzazione del lavoro. Dobbiamo cambiare rotta, con la convinzione che una società e un Paese diverso sono possibili: la stessa condinzione che anima la nostra proposta di legge sulla Carta dei diritti e i referendum sul lavoro».