Province, la priorità è rivederne le competenze

Mentre passa in Consiglio la proposta del consigliere Pedicini di istituire un’apposita commissione per studiare il complesso tema dei riflessi della spending revew sugli assetti istituzionali della Regione, il centrodestra marcia in ordine sparso.
Logica vorrebbe che, opinioni personali a parte, posizioni e pareri ufficiali fossero incanalati nel solco di un’iniziativa che mette al centro del dibattito l’organo preposto ad individuare le possibili soluzioni legislative. E che ha pure il pregio di avvalersi delle professionalità interne mettendo da parte la logica delle consulenze per competenze che spesso basta cercare negli uffici. Invece Tondo ondeggia tra l’alleanza con le altre Regioni a statuto speciale e la suggestione di un fronte del Nord. Fontanini ambisce al grande Friuli, ma il presidente della Provincia di Pordenone è pronto a schierare le truppe sul Tagliamento. Romoli propone un referendum popolare per decidere non si sa cosa. De Anna convoca per conto suo Anci e Upi, alla faccia del Consiglio. Ma soprattutto lancia una grande idea: sarebbe sufficiente annettersi Portogruaro per rientrare nei parametri di Monti. Elementare Watson. E se ci sono problemi basta affidarsi a Garlatti (stavolta, bontà sua, a titolo gratuito), mentore evidentemente insostituibile di questa maggioranza sgangherata.
Per quanto ci riguarda, accogliamo con soddisfazione l’invito a un’audizione da parte della commissione consiliare. Nell’illustrare la nostra posizione, partiremo da due presupposti: a) il problema non è se conservare o abolire le province, ma riguarda l’intero assetto del sistema istituzionale e una rivisitazione delle relative competenze; b) un’identità fondata solo sul territorio costituisce un rischio politico e culturale. Preferiamo una Regione coesa, un’identità fondata sulla cittadinanza, sulla solidarietà, sull’omogeneità e l’efficacia dei servizi.
Franco Belci, segretario generale Cgil FVG