Pordenone, diecimila in piazza per un’Italia e un’Europa del lavoro

Diecimila in piazza per chiedere di mettere il lavoro al centro delle politiche del Governo. In testa al corteo, con i lavoratori di Electrolux, l’azienda simbolo della crisi in Friuli Venezia Giulia, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Per ribadire da Pordenone, scelta come sede del Primo Maggio 2014, che il lavoro non si crea per legge, ma attraverso le politiche industriali, la lotta alle rendite e continuando con maggiore decisione sulla strada della riduzione del carico fiscale sui redditi di lavoratori e pensionati.
Questo il messaggio lanciato al Governo dal palco di piazza XX Settembre, dove sono saliti anche il sindaco di Pordenone Claudio Pedrotti, che ha aperto il comizio, la presidente della Regione Debora Serracchiani, i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil Giuliana Pigozzo, Arturo Pellizzon e Roberto Zaami. Al centro degli interventi dei segretari generali il decreto lavoro, il rilancio del manifatturiero, la riforma della pubblica amministrazione, che non deve essere fatta contro i lavoratori, hanno ribadito Camusso, Bonanni e Angeletti, ma contro il sistema degli appalti, le clientele, la corruzione. Ma vertenze come quella di Electrolux, hanno ribadito i segretari generali, sono un monito anche per un’Europa che non può essere governata sulla base di trattati fatti ai tempi della crescita, ma con nuove scelte capaci di superare una crisi che colpisce tutto il continente.
Un concetto, questo, sottolineato con forza anche da segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil, che hanno sottolineato il grande valore simbolico della scelta di celebrare a Pordenone la festa del lavoro. «E’ un grande segnale di attenzione delle segreterie nazionali – ha dichiarato il segretario della Cgil Friuli Venezia Giulia Franco Belci – nei confronti di una regione investita in pieno dalla crisi, come testimoniano la vertenza Electrolux, quella della Ideal Standard, della Ferriera, della Detroit, dei due distretti della Sedia e del Mobile. Dieci anni dopo il Primo Maggio di Gorizia – ha aggiunto Belci – i nostri segretari generali tornano qui in regione anche per chiedere con forza un’Europa che non restringa ma allarghi il perimetro dei diritti».
«I diecimila scesi in piazza oggi qui a Pordenone – queste le parole del segretario regionale della Cisl Giovanni Fania – lanciano un segnale di speranza a un Paese che deve rilanciare il lavoro attraverso le politiche industriali. Un segnale che deve essere raccolto da chi ci governa a tutti i livelli, dal Governo fino alle istituzioni regionali e locali».
«E’ importante – rimarca Giacinto Menis, leader della Uil Fvg – che le nostre confederazioni nazionali abbiano acceso un faro su questa crisi, che non mette in discussione soltanto il destino di un’azienda fondamentale per questo territorio, ma le linee di sviluppo di un Paese che non può prescindere dal suo manifatturiero, il secondo d’Europa, e quindi dalle politiche industriali. Questo a maggior ragione in un territorio come quello del  Friuli Venezia Giulia, dove il 40% dei dipendenti privati è occupato nel manifatturiero».