Politiche industriali, dalla Giunta nessun segnale

E’ urgente individuare, dopo l’estate, una sede di confronto tra le parti sociali per  costruire un percorso condiviso volto ad affrontare questa fase della crisi, forse la più grave e delicata. Ci troviamo infatti di fronte al vuoto progettuale della Giunta regionale.
Già dal febbraio scorso Cgil, Cisl Uil e Confindustria avevano presentato congiuntamente un documento nel quale si indicavano alcune linee progettuali per la crescita e si formulavano proposte che riguardavano le politiche industriali, il mercato del lavoro, la logistica, l’energia, la conoscenza e la formazione. Tondo non ha mai risposto e, sollecitato da ultimo in sede di confronto sulla manovra di assestamento, ha affermato che si trattava di proposte «non entusiasmanti». Opinione legittima, se ne avesse messe in campo di altre. Ma non è sufficiente rifinanziare gli ammortizzatori in deroga, o vantare il discutibile primato della nostra regione nelle assunzioni di interinali per uscire da una crisi che rischia di scaricare i suoi costi soprattutto sull’occupazione.
Servono politiche di sistema, coordinate tra di loro, che mirino al consolidamento degli attuali assetti produttivi, all’allungamento delle filiere, all’individuazione di nuovi mercati, a intrecci inediti tra settori diversi, alla creazione di occupazione e al sostegno di esperienze imprenditoriali legati alla “green economy”. Su questo, nessuna risposta e nessuna idea. Del resto, non abbiamo mai potuto incontrare l’assessore all’Industria sulle politiche generali, mentre sul problema spinoso della Ferriera il confronto è fermo dal 3 dicembre, nonostante ripetuti solleciti fatti unitariamente dalle segreterie provinciali di Cgil Cisl e Uil.
Abbiamo formulato le nostre proposte sull’energia quasi un anno fa alla presenza dell’assessore competente, senza alcun riscontro. Sul fronte del commercio, l’assessore Brandi non ha mai convocato il più volte promesso tavolo, lasciando il settore nella più totale anarchia, nonostante le categorie di Cgil, Cisl e Uil abbiano presentato una piattaforma. Sul “megaporto” si passa di rinvio in rinvio e Tondo, dopo ripetuti annunci, puntualmente smentiti dai fatti, se la cava affermando – un po’ grossolanamente – che le cose non procedono perché è antipatico a qualche ministro.
Di fronte a questa autoreferenzialità improduttiva, spetta alle forze sociali, nella loro autonomia e col loro senso di responsabilità, dare un segnale forte. Si voglia chiamarlo “patto per la crescita” o “patto tra produttori” va benissimo. Ciò che conta è la sostanza.
Franco Belci, segretario generale Cgil Fvg