Occupati a quota 510mila, sono le donne a trainare la rincorsa
Sono le donne a trainare il recupero dell’occupazione in Friuli Venezia Giulia. I dati Istat riferiti al periodo luglio-settembre 2017 portano il totale degli occupati a quota 510mila, 2mila in più rispetto al 2° trimestre di quest’anno e di 11mila rispetto al 3° trimestre 2016. Guardando ai valori dei primi 9 mesi, tra gennaio e settembre l’occupazione si è attestata su una media di 506mila occupati, 7mila in più rispetto al dato medio 2016.
Prosegue quindi la rincorsa, anche se i valori pre-crisi (519mila occupati nel biennio 2007-2008) restano lontani e difficilmente verranno raggiunti, anche per effetto delle dinamiche demografiche, che registrano una sensibile flessione della popolazione nella fascia di età 15-64 anni, con un calo di 33mila residenti attestato dall’Istat, come fa notare il ricercatore dell’Ires Fvg Alessandro Russo). Il dato positivo, nel confronto col 2008, è il mantenimento di un tasso di occupati del 66% rispetto alla popolazione, che è l’effetto della crescita della componente femminile (+4.500 occupate, nonostante la crisi), mentre cala quella maschile (-17.000 occupati), per effetto sia delle dinamiche demografiche che della crisi, che come denunciato più volte dalla Cgil ha colpito soprattutto il lavoro giovanile, con una flessione di quasi 50mila occupati al di sotto dei 35 anni.
Oltre ai giovani, l’altra emergenza resta quella legata ai redditi, effetto della crescita del lavoro precario e del part-time forzato. Analizzando i dati per tipologia di orario, tra il 2008 e il 2016 (e in attesa dei dati 2017, che saranno disponibili soltanto con la rilevazione del 4° trimestre) gli occupati a tempo pieno sono calati di 33mila unità, sia nel lavoro dipendente che in quello autonomo, a fronte di un aumento di 14mila occupati part-time.Tornando al confronto 2016-2017, il recupero si deve soprattutto al terziario, con 6 mila occupati in più, ma è positivo anche il dato del manifatturiero (+3.000 posti), mentre resta negativo l’andamento delle costruzioni (quasi 2mila posti in meno). In leggero rialzo l’agricoltura.
Oltre ai giovani, l’altra emergenza resta quella legata ai redditi, effetto della crescita del lavoro precario e del part-time forzato. Analizzando i dati per tipologia di orario, tra il 2008 e il 2016 (e in attesa dei dati 2017, che saranno disponibili soltanto con la rilevazione del 4° trimestre) gli occupati a tempo pieno sono calati di 33mila unità, sia nel lavoro dipendente che in quello autonomo, a fronte di un aumento di 14mila occupati part-time.Tornando al confronto 2016-2017, il recupero si deve soprattutto al terziario, con 6 mila occupati in più, ma è positivo anche il dato del manifatturiero (+3.000 posti), mentre resta negativo l’andamento delle costruzioni (quasi 2mila posti in meno). In leggero rialzo l’agricoltura.