Nucleare, si pronunci il Consiglio regionale

La Corte Costituzionale ha accolto uno dei ricorsi presentati da Toscana, Emilia Romagna e Puglia, dichiarando illegittimo l’articolo 4 del decreto legislativo del 15 febbraio 2010 sulla localizzazione delle centrali nucleari e dei depositi di stoccaggio delle scorie radioattive. Questo vuol dire che non potrà essere costruito un impianto nucleare senza aver prima sentito il parere della Regione interessata.
Ma la nostra tace. Per questo chiediamo da tempo l’argomento nucleare sia messo all’ordine del giorno del Consiglio regionale, affinché tutte le forze politiche si pronuncino, dicano cosa ne pensano, dal momento che continuano a circolare notizie sulla realizzazione di un sito nel maniaghese, nell’area dell’ex poligono del Cellina-Meduna, e di un altro nella zona di Fossalon tra Grado e Monfalcone.
Per quanto ci riguarda riteniamo che il territorio della nostra regione non sia idoneo alla realizzazione di centrali. Bisogna invece puntare su un piano strategico di diffusione delle fonti rinnovabili, e non solo per motivi di sicurezza: servirebbero infatti vent’anni per passare dall’individuazione del sito di una centrale nucleare alla sua messa in funzione.
Ma c’è di più. La sicurezza, infatti, non riguarda solo il funzionamento delle eventuali centrali, ma anche la localizzazione dei siti per lo stoccaggio delle scorie. Questione questa che non viene considerata neppure nella quantificazione dei costi del nucleare e della sua presunta economicità rispetto alle altre fonti. Per ragioni analoghe siamo contrari anche al ventilato sostegno dell’Italia e della nostra regione all’ampliamento della centrale di Krsko, a soli 130 chilometri da Trieste, di cui sarebbe invece auspicabile lo spegnimento definitivo.
Altre sono le strade per far fronte al fabbisogno di energia elettrica e ridurne il costo a famiglie e imprese. Se vuole raggiungere questo obiettivo, la Regione dovrebbe innanzitutto aggiornare il suo Piano energetico e convocare un tavolo con tutte le parti sociali, sindacato e aziende, per la messa a punto di una politica strategica che punti con decisione sulla green economy.