Non è l’ordine pubblico la vera emergenza per il Fvg

E’ ormai chiaro quella che sarà l’emergenza per i prossimi mesi e – temiamo – per i prossimi anni: i riflessi sull’economia regionale della crisi finanziaria internazionale, che si sommeranno a quelli della recessione e che colpiranno aziende, famiglie, lavoratori e pensionati.
Proporremo perciò al Presidente della Regione una sede nella quale si possa cercare di prevederne caratteristiche e tempi e individuare strumenti per sostenere i soggetti più esposti. Il Presidente ha affermato che una sede è utile se ci si arriva con delle proposte. Ha certamente ragione. Lo faremo assieme a Cisl e Uil. Si può però dire da subito che le recenti scelte della Giunta vanno in direzione opposta. A fronte dell’ aumento di 8.000 persone in cerca di lavoro nel secondo trimestre 2008 e di un incremento record della cassa integrazione (il 72% nei primi 6 mesi del 2008), vengono abrogati (temporaneamente!, una contraddizione in termini) i regolamenti previsti dalla legge regionale 182005 riguardanti gli incentivi per le assunzioni, le stabilizzazioni e la promozione di nuove attività imprenditoriali, senza predisporre contestualmente una proposta alternativa.
Pare che manchino i fondi, che pure la Giunta Illy aveva trovato. Ma per la “sicurezza dei cittadini” si sono trovati 12 milioni. Non ci pare che si tratti di un’emergenza, visto che polizia e magistratura sono concordi nel sottolineare come la criminalità sia in calo e il clima che si respira nella nostra regione non sia certo di allarme sociale. Perciò si potrebbe ragionare con calma, attraverso una vasta concertazione con gli enti locali e le organizzazioni sindacali, su una riforma della polizia municipale che appare necessaria anche a noi, ma delicata rispetto alle competenze dei soggetti istituzionali.
L’assessore Seganti ha invece deciso, con una chiara opzione ideologica, di imboccare pericolose scorciatoie che lasciano intravedere alcune scelte per noi inaccettabili. Innanzitutto l’accorpamento dei vigili urbani in una dimensione regionale che mette in discussione le competenze degli Enti locali e il rapporto di quei lavoratori con la popolazione dei 219 comuni della Regione. I cittadini non hanno infatti bisogno di “Rambo”, ma di personale pienamente integrato nelle comunità, capace di rapportarsi ad essa, di conoscerne caratteristiche e dinamiche, addestrato con tutti gli strumenti formativi necessari, anche per quel che riguarda un’autodifesa personale da non affidare – se non in via eccezionale – al rischio delle armi, ma ad altri strumenti di dissuasione sempre più perfezionati e diffusi.
E’ dunque da respingere anche l’esplicito disegno di militarizzazione che, par di capire, dovrebbe coinvolgere pure il Corpo forestale regionale, creando una pericolosa e inutile sovrapposizione con i compiti di polizia e carabinieri, che sono i soli soggetti titolati a garantire l’ordine pubblico. Del tutto inaccettabile poi la creazione di una sorta di “volontariato della sicurezza”, affidato all’impegno di singoli e associazioni (paramilitari?), che introdurrebbe la pericolosa concezione di una sicurezza “fai da te”, per quanto “aggiuntiva, e non sostituiva” – afferma il ddl, con involontaria ironia – di quella istituzionale. Si tratta con ogni evidenza di un mix esplosivo, con continue sovrapposizioni e conflitti di competenze: come se non bastassero quelle previste, se ne aggiunge una con i volontari di protezione civile.
Non sono previste del resto forme di  coordinamento strutturate e stabili tra le forze dell’ordine e la polizia locale, ma solo tra quest’ultima e i “volontari”. L’unico fatto positivo riguarda il potenziamento degli organici: ma a carico di chi sarebbero le spese? Regione o enti locali? Anche qui ci sarebbe bisogno di chiarezza, perché questi ultimi rischierebbero di pagare per un corpo che poi sarebbe “agli ordini” della Regione. Dunque un autentico guazzabuglio, che non si pone certo l’obiettivo di intrecciare e coordinare politiche di prevenzione territoriali e politiche di repressione che devono essere esercitate da Polizia e Carabinieri. Per questo esso non verrebbe sicuramente incontro al bisogno di sicurezza che esiste tra i cittadini, inducendo allarmismo e paura invece di consapevolezza e fiducia.
FRANCO BELCI, segretario generale Cgil Fvg