No al welfare che discrimina. Il 27 protesta sotto il Consiglio

Via tutte le discriminazioni dalle norme regionali, e tutele simili per tutte le persone residenti in regione. A chiederlo è la Rete diritti di cittadinanza del Fvg (tra gli aderenti Acli, Cgil-Cisl-Uil, Centro Ernesto Balducci di Zugliano), che organizzano per martedì 27 luglio, alle 9.30, una manifestazione di protesta sotto il Consiglio regionale. In programma anche una conferenza stampa (10.309 e un incontro con i capigruppo (ore 11), per sollecitare la modifica di tutte le norme che discriminano cittadini stranieri comunitari ed extracomunitari, ma anche gli italiani provenienti da altre regioni, nell’accesso a diverse prestazioni sociali garantite dalla legislazione regionale.
Alla base delle richieste dei promotori anche la recente sentenza con cui il Tribunale di Udine, il 30 giugno scorso, ha accolto
il ricorso presentato da un cittadino rumeno contro la mancata erogazione dell’assegno di natalità regionale, il cosiddetto bonus bebè, da parte del Comune di Latisana. Emblematica anche le modifiche recentemente apportate dal Consiglio (1° luglio) alla Finanziaria regionale del 2010, resesi per evitare un conflitto davanti alla Corte Costituzionale, dopo l’impugnatura della norma da parte del Governo. Impugnatura dovuta proprio al contenuto discriminatorio di alcuni articoli sul welfare.
Ma altre discriminazioni restano in vigore: sul bonus bebé, appunto, sull’accesso al fondo povertà e al fondo affitti. Da qui la richiesta, avanzata dalla Rete diritti, di una radicale modifica della legge sul welfare approvata dal Consiglio regionale nell’ottobre 2009. «Chiediamo a Giunta e Consiglio – questo l’appello dei promotori – di rendere omogenee tutte le norme regionali in materia di welfare, senza nessuna discriminazione tra coloro che stabilmente vivono nella nostra regione e contribuiscono alla sua crescita. Questo per non abbandonare nessuno davanti alla crisi, e per non lasciare soli i Comuni, costretti a negare assistenza ed esposti al crescente rischio di vertenze giudiziarie».