Metalmeccanici in piazza, appello di Fiom, Fim e Uilm: rilanciare gli investimenti pubblici

Sul tavolo, certo, c’è
anche la questione salariale, in vista dei prossimi rinnovi
contrattuali. Ma lo sciopero generale dei metalmeccanici, indetto per
domani, non vuole lanciare un messaggio soltanto alle imprese. La più
importante categoria del lavoro privato vuole lanciare un vero e proprio
allarme al Governo, perché in gioco, sottolineano Fiom-Cgil, Fim-Cisl e
Uilm-Uil, c’è il futuro dell’industria nel nostro Paese.
E’ quanto
ribadiscono, alla vigilia dello sciopero, che in Friuli Venezia Giulia
interesserà circa 40mila lavoratori, i segretari regionali di Fiom, Fim e
Uilm Maurizio Marcon, Gianpiero Turus ed Ezio Tesan: «Anche le imprese
della nostra regione – spiegano – devono fare i conti con una
contrazione degli ordini e dei volumi generalizzata, che nasce sia dalla
flessione della domanda interna che da una congiuntura internazionale
tornata negativa. A soffrire, infatti, sono anche i mercati esteri cui
guarda la nostra regione, a partire dalla Germania, che fino al 2018 era
stata uno dei principali motori della ripresa o comunque un’iniezione
di ossigeno per il nostro manifatturiero».
I venti di
recessione, purtroppo, soffiano sempre più forte, mettendo in difficoltà
non soltanto le imprese che erano uscite con più difficoltà dalla
crisi, ma anche quelle più performanti e attive sui mercati esteri. «In
questo quadro – proseguono i segretari – la prospettiva immediata non è
soltanto quella di un nuovo incremento del ricorso alla cassa
integrazione, ma anche di un taglio dei contratti a termine e del lavoro
somministrato. Una situazione potenzialmente esplosiva e con il rischio
di migliaia di esuberi, anche perché, oltre al calo della domanda
interna ed estera, dovremo fare i conti anche con i processi di
digitalizzazione e automazione dei processi produttivi, che avranno
anch’essi ripercussioni negative sull’occupazione, soprattutto se non
saranno gestiti attraverso la contrattazione, un rafforzamento degli
ammortizzatori sociali e la formazione».
Da qui la
principale richiesta al centro dello sciopero e delle tre manifestazioni
nazionali che lo accompagneranno, a Milano, Firenze e Napoli: un grande
piano di rilancio degli investimenti pubblici sulle infrastrutture,
sulla messa in sicurezza del territorio e degli edifici pubblici, sulle
politiche abitative, come volano per far ripartire anche gli
investimenti privati e invertire la spirale recessiva. «Un piano –
aggiungono Marcon, Turus e Tesan – che dovrà essere sostenuto anche da
politiche fiscali per aumentare il potere di acquisto dei salari. Non
crediamo invece nella necessità e nell’efficacia di nuovi interventi per
ridurre il carico fiscale sulle imprese: strumenti di questo tipo ce ne
sono già a sufficienza sia a livello nazionale che nella nostra
regione. La vera priorità – concludono i segretari di Fiom, Fim e Uilm –
è quella di far ripartire la domanda interna e gli investimenti».