Legge sull’università, un’occasione sprecata

La legge sull’Università avrebbe potuto costituire una grande opportunità di crescita per il sistema della conoscenza al servizio della comunità regionale, e per questo la Cgil aveva sostenuto la necessità di un intervento organico su questo tema. La coincidenza tra la discussione regionale e il momento di prima applicazione della nuova legge Gelmini avrebbe potuto consentire da un lato un’integrazione tra le tematiche nazionali e le istanze locali – come suggeriva il recente comunicato congiunto dei Rettori Compagno, Martinelli e Peroni – e dall’altro alla Regione di svolgere pienamente il suo ruolo di amministratore, favorendo lo sviluppo di un vero “sistema universitario regionale”, come è stata titolata la legge approvata.
Come Cgil avevamo chiesto l’attivazione di un tavolo dove tutti i soggetti interessati venissero coinvolti. Invece si è preferito approvare in tempi brevi, e senza un reale coinvolgimento delle realtà economiche, sociali ed istituzionali del territorio, un testo mediocre e privo di una visione di prospettiva che rende palesi l’approccio ideologico e una scarsa conoscenza delle problematiche dell’alta formazione e della ricerca come, ad esempio nei riferimenti all’ipotesi di università telematiche. L’incremento della iniziale disponibilità finanziaria, pesante in percentuale ma leggero in termini assoluti, anche rispetto a quanto la Regione destina al complesso della spesa per l’istruzione, non consente di salvare la manovra da un giudizio negativo.
In questo quadro, stupisce alquanto il consenso dato alla legge da forze di minoranza che, dopo aver contribuito ad un rapido e distratto passaggio in commissione, seguito da pubbliche conversioni politiche, alla fine si sono adagiate su un’approvazione che non consente di distinguere tra i ragionamenti di chi governa e quelli di chi vorrebbe candidarsi a farlo.