Legge 194, una conquista che va difesa e valorizzata

Trent’anni fa, 17 maggio del 1981 fu confermata, con un “no” all’abrogazione, la legge 194, che nel 1978 aveva depenalizzato l’aborto, ponendo fine alla piaga della clandestinità.
Di quella legge, purtroppo, si parla ancora a sproposito, spesso all’interno di schemi ideologici che ne distorcono ragioni ed effetti. Essa in realtà sancisce che è compito dello Stato garantire il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore della maternità e promuove la cultura della prevenzione. Inoltre, ha introdotto nell’ordinamento giuridico finalità sociali e sanitarie che prevedono l’informazione e sollecitano la presa di coscienza dei cittadini, nel rispetto del diritto di autodeterminazione e di libertà di scelta.
Grazie alla 194, l’Italia ha oggi il tasso di abortività più basso del mondo (8,3 per ogni mille donne), i casi sono calati del 50,2%, passando dai 231.008 aborti del 1982 ai 116.933 del 2009. Resta il problema irrisolto delle donne immigrate, alle quali va ascritto il 33% di tutte le interruzioni di gravidanza.
Ciò che oggi serve è perciò un’applicazione completa della legge anche sul versante della prevenzione, con interventi volti a incrementare il livello di educazione sessuale e a diffondere i principi della prevenzione stessa, a cominciare dal corretto uso delle pratiche anticoncezionali. Per centrare questo obiettivo, difendendo e valorizzando quella conquista di civiltà che è la legge 194, è necessario sostenere e potenziare l’attività dei consultori: questa, nel trentesimo anniversario del referendum sull’aborto, è la richiesta che avanziamo con forza alla Regione.
Franco Belci, segretario generale Cgil Fvg