Lavoro, l’appello dei sindacati: accelerare sui vaccini per avvicinare la ripresa
Accelerare la campagna vaccinale è la priorità assoluta non solo sul fronte della sanità, ma anche su quello dell’economia e del lavoro. E’ l’appello che lanciano Cgil, Cisl e Uil con i segretari regionali Villiam Pezzetta, Alberto Monticco e Mauro Franzolini, esprimendo da un lato la preoccupazione per i numeri ancora troppo alti di contagi, di malati e di vittime, ma cogliendo dall’altro «i primi segnali di un’inversione di tendenza nella curva della pandemia, da interpretare come effetto di una campagna vaccinale che può e deve essere più rapida in primis nelle forniture, ma anche nelle somministrazioni». Da qui l’invito a valorizzare, estendere e attuare l’accordo che Regione, Confindustria e Cgil-Cisl-Uil hanno sottoscritto lo scorso 17 marzo, «in modo tale che, quando arriveranno i vaccini, la macchina sia pronta a partire nel modo più efficiente, anche sulla scia dell’accordo nazionale che dovrebbe essere sottoscritto il prossimo 6 aprile».
Oltre a lanciare un fermo appello a vaccinarsi, «rivolto a tutte le categorie che pur rientrando tra quelle prioritarie non si sono ancora prenotate, a partire dai lavoratori della sanità e dell’assistenza», Pezzetta Monticco e Franzolini sollecitano l’utilizzo di tutti gli strumenti previsti dai vari accordi siglati lo scorso anno, che hanno già avuto effetti positivi sul fronte dei tamponi. «L’abbattimento dei contagi nella sanità e nelle case di riposo – aggiungono – deve essere una spinta a incrementare il ritmo: bene quindi l’accelerazione degli ultimi giorni, che deve avvenire rispettando rigorosamente le fasce anagrafiche e con una particolare attenzione ai soggetti fragili e a chi li assiste, evitando situazioni di privilegio».
Cgil, Cisl e Uil ritengono raggiungibile l’obiettivo di 10mila vaccinazioni al giorno dichiarato dalla Giunta, «a patto che si lavori fin d’ora per garantire il pieno utilizzo di tutti gli strumenti a disposizione e il coinvolgimento fattivo di tutte le categorie, a partire dai medici di base, che pur avendo chiuso da due settimane l’accordo quadro con la Regione non sono ancora operativi con le somministrazioni». Positiva inoltre la scelta del Governo di anticipare la ripartenza delle scuole fino alla prima media. «E’ una decisione opportuna e indispensabile – dichiarano Pezzetta, Monticco e Franzolini – per i ragazzi e anche per le famiglie, duramente provate nel conciliare lavoro e didattica a distanza». Si tratta, per i sindacati, di fattori decisivi anche per favorire un processo di ripresa ancora duramente condizionato dall’emergenza, come rivelano i dati sulla cassa integrazione. «A gennaio e febbraio – rimarcano i segretari – stiamo marciando a un ritmo di quasi 4 milioni di ore al mese tra Cig e Fis, segno di un ricorso ancora massiccio agli ammortizzatori, sia pure in flessione rispetto ai valori di fine 2020». Desta allarme, in particolare, la situazione di commercio e turismo, dove si concentra il 60% delle ore di Cig e di Fis autorizzate nel 2021 (4,4 su 7,3 milioni).
«Questi dati – rilevano Pezzetta, Monticco e Franzolini – sono un ulteriore monito a far presto sui vaccini, perché solo la vittoria sul virus potrà consentire la piena ripartenza di tutta l’economia, che non può assolutamente permettersi una nuova estate di crisi, le cui conseguenze sarebbero devastanti per la tenuta sociale. Per quanto riguarda i progetti sull’utilizzo dei fondi Next Generation, «preso atto del piano predisposto dalla Regione», Cgil, Cisl e Uil chiedono «il fattivo coinvolgimento delle forze economiche e sociali nel varo e nella gestione di un piano imperniato su infrastrutture, innovazione, digitalizzazione, rafforzamento della sanità pubblica e messa in sicurezza del territorio». Un piano, concludono i segretari, che dovrà essere supportato da «un rilancio delle politiche attive del lavoro e della formazione che vada di pari passo con gli investimenti finanziari con i fondi europei». Sarebbe infatti paradossale, per i sindacati, «se le prospettive di ripresa economica e occupazionale non potessero fare affidamento su un sistema formativo e del collocamento capace di affrontare il miss-match tra domanda e offerta di lavoro, di rispondere alle necessità di manodopera specializzata espresse dal sistema produttivo e di dare concrete e durature prospettive occupazionali ai giovani e ai disoccupati».